“Un orpello di un mondo che non c’è più.” Queste sono le parole con cui il Presidente del Consiglio ha descritto il limite del 3% previsto dalle regole di Maastricht per il deficit di bilancio. Così si è espresso Matteo Renzi - secondo quello che hanno riferito i giornali - al termine della conferenza europea di Milano di martedì scorso. Egli avrebbe inoltre aggiunto che per ora l’Italia ha dovuto impegnarsi a rispettare il deficit “per recuperare credibilità e portare la sua battaglia in Europa”, ma bisognerà “affrontare entro quindici giorni” la questione del tetto del 3%, anche se sarà una lotta dura ed anzi asperrima. Evidentemente il riferimento del Presidente del Consiglio è alla prossima Legge di Stabilità sulla quale il Governo sta lavorando in queste settimane.
Queste affermazioni non hanno margini di ambiguità: esse starebbero ad indicare che Renzi ha maturato la decisione di utilizzare il bilancio dello stato ed in particolare il deficit per stimolare la ripresa economica. Alla luce di queste dichiarazioni che sembrano rivelare una seria volontà di sfidare le convenzioni europee, si comprenderebbe meglio la battaglia per fare approvare in tutta fretta la legge sul mercato del lavoro. In un certo senso, la fermezza del governo nell’imporre alla sinistra del suo partito ed al sindacato le modifiche alle regole del lavoro dovrebbe agire come una specie di parafulmine contro le obiezioni che l’Europa potrebbe muovere alla decisione del Governo di violare la regola del 3%.
Lo sforamento dei limiti di Maastricht è in realtà il solo strumento che è possibile – ma anche indispensabile - utilizzare per risollevare l’economia italiana dalla crisi sempre più profonda nella quale essa si dibatte. E’ importante scegliere come utilizzare l’aumento del deficit: lo si può utilizzare per ridurre il carico fiscale o per finanziare gli investimenti produttivi o per fare ambedue le cose insieme. Dai calcoli che ho presentato in un articolo su questo giornale martedì scorso, si ricava che, per portare nel 2015 il tasso di crescita del reddito nazionale dallo 0,6% attualmente previsto al 2%, bisognerebbe elevare il deficit di bilancio del 2014 dal 3 al 4,5% circa. Quanto al 2016, volendo realizzare un’accelerazione ulteriore della crescita dal 2 al 3%, bisognerebbe fissare il deficit di bilancio a circa il 4%, mantenendolo quindi anche nel 2016 al di sopra dei vincoli europei. Bisogna rendersi conto che la violazione delle regole di Maastricht è il solo modo per fare ripartire l’economia italiana. E poiché solo un’economia che cresce può ridurre l’incidenza del debito pubblico sul reddito nazionale, la violazione delle regole di Maastricht è anche, paradossalmente, il solo modo nel quale l’Italia potrebbe nel medio periodo rispettare gli impegni da noi assunti con l’Europa.
Se si sta alle dichiarazioni del presidente del Consiglio che abbiamo riportate, si direbbe che finalmente il Governo abbia deciso di liberarsi dalla camicia di forza che ci è stata imposta in questi anni dalle istituzioni europee e dal conformismo dei governi italiani. Forse Renzi ha compreso che è indispensabile recuperare la nostra sovranità sulla politica economica e mettere il tema della ripresa economica italiana al centro dell’azione del Governo. Non resta che attendere quindici giorni e sperare che alle parole seguano i fatti.
Giorgio La Malfa
Professore ordinario di Politica economica all'Università di Catania dal 1980, in aspettativa per mandato ...