Giuseppe Marcenaro
A Siegmund Ginzberg in occasione della pubblicazione del suo Sindrome 1933
Roma, Fondazione Ugo La Malfa 11 giugno 2019
… poiché è diventato una gran moda, mi chiedo se “presentare” un libro abbia ancora senso. A me piace pensare che, oltre una volatile recensione in pubblico, la presentazione di un nuovo libro sia una riunione di amici che vogliano complimentarsi con l'autore. Io sono qui allora, lasciatemelo pensare, soltanto per festeggiare la pubblicazione del nuovo libro di Siegmund Ginzberg. Sono qui per rendergli omaggio e porgergli un amichevole saluto. Ho accolto con piacere di essere qui, sceso dal “villaggio delle Gallie” dove di consuetudine passo le mie giornate, oltre che per onorare l'autore, per testimoniare quanto sia importante che Ginzberg abbia pubblicato Sindrome 1933 proprio in questo frangente d'epoca. Un libro che per il suo contenuto richiama all'attenzione. Anche se sarei tentato di parlare di questo libro evitando di evocare i suoi contenuti, che potrebbero in proiezione, al di là dei fatti che vengono raccontati o segnalati, ricordarci che esiste un ambito, una nostra individuale galassia, un coacervo di personali intrichi definito comunemente memoria. Un ambito del nostro essere dove stanno i fantasmi dei tempi passati. Strani archivi mentali cui facciano ricorso e ne sollecitiamo l'emersione secondo convenienza, e secondo le più incrociate opportunità del momento. In breve sono i meccanismi che scomodiamo da un privatissimo Ade nell'illusione di voler capire il nostro presente che carichiamo di significati quali conseguenze di un passato recente o remoto.
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