Serve una difesa europea, non l’aumento della spesa militare
Lettera da Bruxelles
di Niccolò Rinaldi
L’aumento delle spese militari divide l’Italia e anche altri paesi europei, a cominciare dalla Germania o dalla Spagna. Eppure pare che quasi nessuno prenda in considerazione una soluzione che potrebbe accontentare tutti: passare finalmente all’azione per la creazione di una difesa comune, che consentirebbe un risparmio considerevole, senza bisogno di aumentare i bilanci e migliorando decisamente la capacità operativa delle forze armate europee. Anzi, in assenza di una difesa comune, qualsiasi aumento di stanziamenti nazionali si rivela come uno spreco maggiore.
Le tabelle sui risparmi introdotti da una difesa comune sono numerose, e i calcoli non sono sempre facili, ma comunque nell’ordine, come minimo, delle decine di miliardi. Tra i tanti esempi possibili, si può ricordare il costo maggiore, valutato dal Centro Studi Federalismo, dovuto alla ricerca & sviluppo di ben tre aerei da combattimento europei come l’Eurofighter, il Rafale e il Gripen: oltre 10 miliardi in più rispetto a un prodotto equivalente, e unico, statunitense. Costi che aumentano considerevolmente quando poi si passa alla produzione. In Ucraina si osserva un largo uso di droni (come già fu in Nagorno-Karabakh): è solo un altro dei settori nei quali le forze armate europee si muovono in modo assai sparso. Prive di una massa critica sufficiente, molte forze armate europee sono sprovviste di servizi tecnologicamente avanzati ma ormai indispensabili – dai sistemi di rifornimento in volo alle capacità missilistiche di difesa.
Nemmeno la guerra in Ucraina, e appunto il controverso aumento dei bilanci nazionali per la difesa, pare svegliare l’inerzia europea dal suo torpore istituzionale, riprendendo […]
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