campani in montagna

“Alzarsi presto”: Campani e il mondo che gli vive dentro

Sandro Campani è uno scrittore che ci racconta sempre di un mondo – il suo, quello che gli vive dentro – apparentemente piccolo, arroccato sul versante emiliano dell’Appennino, con i torrenti Dolo e Dragone a fare da cornice. È lo spazio scenico dove ha narrato nei suoi precedenti romanzi, Il giro del miele e I passi nel bosco, la vita di una comunità, fatta come le altre di amori, passioni, gelosie e segreti. Ora Campani, sempre per la casa editrice Einaudi, si fa più intimo, anche nel numero delle pagine, con Alzarsi presto dove già il sottotitolo Il libro dei funghi (e di mio fratello) ci dice subito che si tratta di un memoir, scritto con la consueta penna felice, ma con una leggerezza e un respiro che non hanno nulla a che vedere con lo stile affilato e teso che è la cifra e la forza delle sue storie.

Da questo piccolo mondo si può andare via per vivere e lavorare in pianura, come ha fatto Sandro, o rimanere, come ha fatto suo fratello Pietro, a cercare funghi e tartufi da rivendere, alzarsi presto la mattina e salire su con i cani, una scelta che sa di libertà e di piacere. Il bosco, che ti protegge ma contemporaneamente ti isola, è il signore indiscusso di questo mondo, un santuario dove il richiamo tra la natura e l’uomo è continuo, dove uomini, animali e piante interagiscono spontaneamente, ognuno vive con l’altro e dell’altro. Campani rovescia il punto di vista: noi non siamo il centro del mondo, la natura non si piega alle nostre suggestioni; il bosco non è lì ad attenderci, non è per noi, ci ha preceduto e continuerà a esistere dopo e a prescindere da noi. Campani ha la capacità di trasfondere la natura sulla pagina, le sue non sono neppure descrizioni, ma immagini già mediate dalle emozioni, che proprio dalle emozioni prendono valore artistico. E così, solo per un poeta, la roccia all’affiorare del sole può risultare “di un grigio chiaro, velato d’azzurro”. 

Pur essendo di famiglia, Sandro tuttavia non fa più parte di quel mondo, può soltanto tornare con suo fratello e, nel ritorno, rivivere il territorio e i ricordi, osservare con divertita nostalgia e un po’ di rimpianto suo padre e suo fratello muoversi nello spazio con sapienza e cura meticolosa, come attraverso dei riti. Ma quando si torna non è tardi, finché si sta insieme non è mai tardi, le emozioni non hanno tempo: “E si sa che stiamo facendo tardi, ma finché siamo lì non c’è tardi”.

In fondo sono considerazioni che potrebbero apparire banali, ma il mondo che racconta Campani, la sensibilità e la ricchezza della sua scrittura, le rendono uniche, in qualche modo “mitologiche”, fiabesche. È attraverso la complice intimità familiare, in cui il fratello è lo specchio che gli rimanda sé stesso felice, che Sandro ritrova il suo equilibrio, con l’illusione – ma in quel momento speciale certezza “quasi solida” – di esistere e essere visto e riconosciuto in mezzo agli altri. Ma è appunto un’illusione, quel mondo familiare, ancestrale direi, lo ha solo sfiorato, non ne farà mai più parte, anche se per certi versi è parte di lui, che è andato via, che ha scelto la pianura: “E tornando a casa, penso: vado sempre in giro a dire quanto sono sradicato e inadeguato al mondo, che non ho un posto e non averlo e sentirmene staccato è la mia croce invece non è vero, ce l’ho un posto: è il bosco con mio padre e mio fratello. Quando sono nel bosco con mio padre e mio fratello smetto il resto, è tutto fuori, persino dai pensieri. Non ho nemmeno pensieri. Potrei essere bambino, perché anche il tempo è fuori. Ma non sarà per sempre, ed è questo che fa male”.

Alzarsi presto è un piccolo gioiello pieno di tesori, dove la scrittura è accordata ai dialoghi sottesi e cambia ad arte i registri, perché il narratore è anche attore, è parte del racconto e i termini tecnici o regionali sono lì a dare colore, a sottolineare l’esclusività di quel mondo rurale e profondamente radicato e, naturalmente, dei ricordi.

Certo il mondo che Campani racconta è piccolo, ma le emozioni che ci trovi dentro sono universali. E se alzarsi presto da bambino significava per Sandro sperare che il padre lo portasse a funghi con lui, per Campani, e per noi, vuol dire tornare finalmente a casa.


Filippo Bocci, laureato in Lettere, scrive di letteratura, cinema, teatro. Segue gli sviluppi e le tendenze della letteratura italiana e internazionale, recensendo, fra l’altro, le opere di nuovi talenti della poesia e della narrativa contemporanee. Numerosi suoi articoli sono pubblicati sul magazine on-line B-hop. Nel 2019 ha dato alle stampe «Padre Crippa un sacerdote militante. Un prete “sindacalista” al fianco delle colf», edito dalla Fondazione intitolata al religioso dehoniano.

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