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Dal Cern di Ginevra un ponte tra scienza e apprendimento

Scienza e apprendimento, un binomio indispensabile eppure ancora troppo trascurato nel nostro Paese. Lo dimostra la curva in discesa che indica il livello nelle materie scientifiche dei nostri studenti e il numero attualmente in caduta dei giovani italiani che scelgono di intraprendere percorsi nelle discipline cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), numero attualmente fra i più bassi in Europa.

Questo mentre l’Italia sta affrontando sfide importanti nella ricerca, per esempio nel campo della fisica energetica per contrastare la crisi climatica con fonti innovative e diversificate, o nella sperimentazione medica per curare vecchie e nuove malattie o affrontare pandemie purtroppo sempre in agguato, o nella neurobiologia per tracciare mappe ancora inesplorate del cervello e scoprirne le potenzialità.

Quali sono le ragioni della lacuna formativa in questo settore, quali i motivi della disaffezione, non di rado della diffidenza nei confronti della scienza? Cosa tiene lontano i giovani italiani da questi studi?

Le risposte vanno cercate in gran parte alla base, nel sistema scolastico italiano che tradizionalmente enfatizza l’apprendimento teorico, fondamentale per qualsiasi buona specializzazione, ma elemento non esclusivo su cui puntare, in ogni campo e specialmente nell’ambito delle materie scientifiche. Ad oggi, solo poche ore vengono dedicate ai tirocini e alle ore di laboratorio, che sono invece indispensabili per un sistema educativo che voglia essere al passo con la rapida evoluzione dei metodi di applicazione delle conoscenze scientifiche. L’insufficienza di esperienze formative “sul campo” è infatti uno dei motivi che contribuiscono a fare restare l’Italia in una posizione più svantaggiosa rispetto agli altri sistemi educativi europei.

A questo proposito, apre a prospettive di positivo cambiamento il CERN di Ginevra (il centro di fisica delle particelle più rinomato del mondo), che proprio un mese fa, il 7 ottobre, ha inaugurato lo Science Gateway. Renzo Piano, che ha progettato l’immensa struttura, ne ha parlato come di “un’astronave sospesa su una foresta di 400 alberi. Un ponte tra l’immensamente grande dello spazio e l’immensamente piccolo delle particelle che si scontrano sottoterra nel gigantesco acceleratore”. Il complesso, che ospiterà nuove esibizioni e laboratori per esperimenti, nasce in un contesto più ampio che il CERN sta cercando di realizzare dal suo head quarter di Ginevra, prevedendo la creazione di un grande centro di divulgazione della scienza e, in particolare, della fisica delle particelle.  L’intento è quello di “mettere in risalto l’importanza della ricerca di base e della sua applicazione nella società; infondere curiosità e passione per la scienza ed inspirare i giovani a perseguire carriere scientifiche “, ha detto la direttrice generale del CERN Fabiola Gianotti.

È infatti proprio nell’ottica di promuovere un apprendimento precoce delle materie scientifiche e avvicinare ragazze e ragazzi delle scuole medie italiane allo studio della Fisica, che il CERN, in collaborazione con l’INFN (Istituto di Fisica Nucleare Italiano) e il supporto economico della Fondazione Agnelli e dall’ente filantropico Stellantis, ha promosso il progetto “HOP”, (Hands On Physics).

Al via da questo mese di novembre, HOP offre un kit sperimentale gratuito e fornisce formazione ai docenti per sviluppare un approccio dinamico e interattivo all’insegnamento delle materie scientifiche, in particolare della fisica. Si cerca di promuovere il concetto di apprendimento basato sull’indagine (inquiry based learning), in altre parole, learning by doing, ossia imparare attraverso l’esperienza pratica. Il kit prevede esperimenti da proporre in classe anche in assenza di un vero e proprio laboratorio: un nuovo modo per imparare concetti, anche complessi, in modo semplice.

Inoltre, il programma punta sulla formazione dei professori di matematica, scienze e tecnologia della scuola secondaria, che devono a loro volta acquisire le conoscenze e il metodo per trasmettere agli studenti come si svolge il lavoro in laboratorio e con quali obiettivi. In effetti, come per altre professioni, molte competenze si acquisiscono direttamente sul campo, non soltanto attraverso i libri. Alcuni compiti richiedono abilità manuali significative, e imparare a utilizzare gli strumenti richiede un apprendimento pratico diretto, un vero “mettere le mani in pasta”, hands-on appunto.

Ci si può augurare dunque che HOP rappresenti l’inizio della trasformazione dell’istruzione scientifica in Italia, con un numero sempre maggiore di progetti che contribuiscano a rinnovare il metodo scolastico.

Alla vigilia del suo settantesimo compleanno (nel 2024), il CERN lancia un messaggio importante alla nostra società, apre le sue porte ai bambini con percorsi interattivi guidati all’interno dei nuovi padiglioni del Science Gateway, rende “visibile l’invisibile” e ci ricorda, ancora una volta, che è importante investire nella scienza affinché le molte incognite del futuro non ci colgano impreparati.

Fonti:

https://www.soloformazione.it/news/rendimenti-scolastici-bassi

https://visit.cern/sciencegateway


Giulia Di Bartolomei, Ph.D in Neurobiologia all’università di Basilea, nasce a Roma nel 1992. Si laurea nel 2014 in biotecnologie e poi nel 2016 in biologia molecolare all’Università di Roma “La Sapienza”. Dopo una tesi sperimentale condotta tra l’EMBL (European Molecular Biology Laboratory) di Monterotondo-Roma, ed Heidelberg in Germania, vince la borsa di studio Giovanni Armenise per attività di ricerca in laboratorio all’Harvard Medical School di Boston. Autrice del modulo di formazione Bioinformando, progetto svolto in alcuni licei di Roma e provincia, che combina la biologia e l’informatica e si propone l’obiettivo di avvicinare gli studenti alla realtà della ricerca scientifica.

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