President of the European Central Bank (ECB), Mario Draghi speaks to the media during the presentation of the new 50 Euro banknote in Frankfurt am Main, Germany, 04 April 2017. The new 50 Euro banknotes with upgraded security features, including a new holografic portrait window near the top which becomes transparent when held against the light. The banknote enters into circulation 04 April 2017.  ANSA/ARMANDO BABANI

L’ultimo governo con gli aiuti di Draghi

di Giorgio La Malfa
Il Mattino, 2 Gennaio 2018

Cari amici,
nell’articolo che accludo ho cercato di individuare quello che sarà il primo problema economico davanti al quale mi sembra che si troverà il governo che scaturirà (se scaturirà) dalla imminenti elezioni. Verrà largamente meno il sostegno alla ripresa che in questi anni è stato costituito dalla politica monetaria della BCE e aumenteranno le richieste europee di incidere rapidamente sul rapporto debito/PIL. Senza il sostegno della politica del QE, se non vi sarà un sostegno della politica fiscale, è difficile che la ripresa si consolidi. Ma i margini per una politica fiscale meno rigida sono stati sostanzialmente consumati in questi anni. Tutto fa credere che diventerà più difficile conciliare il risanamento finanziario con la ripresa economica. E’ possibile trovare una strada per farlo? E qual è?

Molti auguri affettuosi di buon anno
Giorgio La Malfa

Sul piano economico, è un’eredità in chiaroscuro quella della legislatura che si è appena conclusa. L’aspetto positivo da non sottovalutare è il fatto che finalmente sembra consolidarsi la ripresa economica iniziata fra la fine del 2016 e il 2017, tanto che, per la prima volta da molto tempo, sembra possibile rivedere al rialzo le previsioni di crescita degli indicatori economici dell’attività produttive e dell’occupazione.

Fondamentalmente la svolta è dovuta alla decisione della BCE all’inizio del 2015 di ripetere nell’area dell’euro la politica di forte espansione monetaria già condotta con successo negli Stati Uniti E’ stata la forte svalutazione dell’euro rispetto al dollaro e alle altre valute internazionali, conseguente alla riduzione dei tassi di interesse, a spingere alla ripresa e poi a consolidarla progressivamente.
Guardando alla situazione italiana, l’aspetto incoraggiante è la vivacità della reazione delle imprese italiane rispetto a queste nuove circostanze. Dopo anni in cui il sistema manifatturiero sembrava contrarsi sempre di più, vi è stata una risposta che indica che nel Paese c’è ancora una forte riserva di imprenditorialità che presa per il verso giusto risponde. Anche nel Mezzogiorno si sono avvertiti nell’ultimo anno sintomi di ripresa che fanno ben sperare e di cui si trova conferma nei primi dati dell’indagine annuale della Fondazione LaMalfa-Mediobanca sui bilanci delle imprese del Sud.
 
Quanto all’aspetto negativo nel bilancio di fine legislatura, esso riguarda la finanza pubblica. In questi anni, i governi che si sono succeduti hanno più o meno tenuto sotto controllo il deficit di bilancio, ma nel corso degli ultimi cinque anni, vi è stato un ulteriore peggioramento del rapporto fra il debito pubblico complessivo e il reddito nazionale. Nel quinquennio è stata ripetutamente annunciata come imminente un’inversione di tendenza che non è mai iniziata.
Tenendo presente che anche su questo problema l’Italia è stata aiutata dalla politica della BCE i cui acquisti di titoli di Stato hanno consentito il rinnovo dei titoli in scadenza a condizioni non particolarmente onerose, l’eredità per la prossima legislatura, quando anche la politica della BCE diventerà meno espansiva, è un’eredità pesante e difficile.
 
Se questo è il bilancio di luci ed ombre della legislatura che si chiude, è semplice indicare gli o biettivi per la legislatura che nascerà dalle ormai imminenti elezioni…

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