di Giorgio La Malfa
Il Mattino, 1 giugno 2016
Ieri, nel corso dell’Assemblea della Banca d’Italia, con tono piano e senza far uso di artifici retorici, il Governatore Visco ha fatto una descrizione accurata della situazione economica del paese inquadrandola nella più vasta problematica dell’area dell’euro. Ha parlato di segnali positivi, ma non ha omesso di elencare le cose non fatte e i problemi irrisolti nel contesto europeo e in quello italiano. Ha parlato il linguaggio della verità. Deve essere apprezzata l’onestà dell’analisi e la schiettezza dei giudizi. Circa la situazione dell’eurozona, la Relazione afferma che «nonostante segnali di rafforzamento nel primo trimestre di quest’ anno, l’economia dell’area dell’euro resta esposta ai rischi provenienti dal contesto globale». Per questa ragione Visco difende la politica di forte espansione monetaria decisa dalla Bce su impulso di Mario Draghi e respinge nettamente i timori espressi soprattutto in Germania che «una lunga fase di tassi di interesse molto bassi possa avere effetti destabilizzanti sui mercati finanziari». C’è un solo modo ha spiegato per far tornare i tassi di interesse a livelli “normali” ed evitare il rischio di “bolle” finanziarie: «Il rafforzamento dell’economia costituisce la via maestra per contenere i rischi dell’instabilità finanziaria.
E per ottenerlo servono politiche di bilancio coerenti con le condizioni cicliche e con la posizione patrimoniale di ciascun paese»: la Germania cioè dovrebbe smettere le polemiche e fare di più per sostenere la propria economia e, attraverso di essa, la ripresa dell’eurozona. Per l’economia italiana la Relazione registra dei segnali positivi, dopo armi di contrazione degli investimenti, del reddito e dell’occupazione, ma fa notare che «in rapporto al Pil gli investimenti restano ancora molto al di sotto dei valori osservati prima della crisi, su livelli minimi nel confronto storico». Aggiunge che «i segnali di miglioramento dell’economia hanno cominciato a estendersi al Mezzogiorno» ma «i divari rispetto al resto del Paese hanno continuato ad ampliarsi». Il giudizio complessivo è netto: «Usciamo lentamente, con esitazione, da un lungo periodo di crisi, non solo finanziaria ed economica. La ripresa è ancora da consolidare…
Si deve e si può fare di più». Delineato così il quadro economico congiunturale europeo ed italiano, la Relazione affronta la situazione del sistema bancario, anche alla luce degli avvenimenti più recenti: il commissariamento di quattro banche popolari all’inizio dell’anno, la crisi di due grandi banche venete, le obiezioni europee agli interventi del Fondo per la Tutela dei Depositi e alle diverse soluzioni prospettate dall’Italia sulla questione dei crediti deteriorati del sistema bancario e, infine, la costituzione del cosiddetto Fondo Atlante. «Il sistema finanziario scrive Visco rimane sottoposto a sfide pressanti» e le banche italiane «hanno certamente subito i colpi della crisi… I crediti deteriorati sono elevati e la redditività delle aziende di credito è bassa. Per questo sono necessarie azioni rapide, mutamenti strutturali, profonde revisioni organizzative». Ma a questo proposito Visco aggiunge che, se le nuove procedure europee per la risoluzione delle crisi bancarie muovono da giuste preoccupazioni, «le nuove norme vanno applicate in modo consapevole e meditato». È giusto intervenire quando non vi sono più speranze di raddrizzare le situazioni compromesse, ma non ci si può limitare a considerare le situazione dei crediti deteriorati. Vi sono altri rischi «che insistono sui bilanci bancari, primi fra tuffi quelli legati ad attività in prodotti finanziari strutturati», abbondantemente presenti nei bilanci delle banche tedesche. Come si vede, la Banca d’Italia parla chiaro e punta a una revisione delle norme sul ball-in.
Per chi ha seguito negli anni le Assemblee della Banca d’Italia è evidente che le Considerazioni Finali riflettono non solo l’evoluzione dei problemi, ma anche l’approccio dei governatori che si sono succeduti al vertice dell’Istituto. Nel tempo, le Considerazioni Finali sono state di volta in volta partecipi o distaccate; polemiche o propositive. Talvolta hanno manifestato frustrazione per la disattenzione delle autorità di governo. Talaltra sono state prudenti nella polemica ed attente agli equilibri politici. Sono state ora franche fino alla brutalità, ora hanno misurato le parole temendo per l’indipendenza dell’Istituto. Hanno sempre dovuto fare i conti con un potere politico che raramente ha rispettato la Banca d’Italia per quello che essa è e che ha sempre desiderato di assumerne il controllo. In queste diverse accentuazioni si rivela anche il carattere dei governatori che si sono succeduti invia Nazionale. Con Visco, il tono è piano, ma il messaggio è netto. Per quest’anno, per dirla in breve, la Relazione potrebbe sintetizzarsi così: si nota qualche progresso, le cose vanno avanti, ma mentre la Bce fa la sua parte, il resto delle politiche è solo parzialmente adeguato: il lieve miglioramento che si registra sembra più l’effetto di un rimbalzo dalla crisi che il risultato di un’azione cosciente per fare ripartire l’economia. Tanto la politica europea che la politica nazionale potrebbero e dovrebbero fare di più. Probabilmente non è quello che il Governo avrebbe voluto sentirsi dire ed è difficile pensare che questo messaggio risulterà gradito a un Esecutivo, intento a magnificare qualunque segnale positivo e a nascondere i dati di altro segno. Ciò che pensa la Banca d’Italia è chiaro. Viene detto con semplicità e con nettezza in spirito di totale indipendenza. Ed è questo il miglior servizio che oggi via Nazionale può rendere al Paese.