Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, Giovanni Tria intervenuto a un convegno promosso dal Cnr sui temi dell' area Med a Napoli 17 Settembre 2018. ANSA/CESARE ABBATE/

Se Tria è costretto a rinunciare agli investimenti

di Giorgio La Malfa
Il Mattino, 16 settembre 2018

Anche senza conoscere i termini precisi delle discussioni in seno al governo circa la prossima manovra finanziaria, e senza prendere troppo sul serio le richieste o minacce di dimissioni annunciate e smentite intorno al ministro Tria non è difficile immaginare che tipo di legge di bilancio emergerà nelle prossime settimane e quali prospettive ne discenderanno per l’economia italiana.

Il punto dal quale partire per questa esplorazione è che i partiti della maggioranza sanno benissimo che non possono permettersi di mandare via il ministro dell’Economia: troppi rischi di esplosione dello spread. A livello politico la maggioranza ne è già consapevole, come si vede nella dichiarazione dei due leader della coalizione negli ultimi giorni, anche se non tutti dentro i rispettivi partiti se ne sono ancora resi conto.
Comunque, per renderglielo più chiaro c’è stato l’intervento, come si diceva un tempo, della cavalleria nella persona del presidente della Bce Draghi, ed anche le rozze dichiarazioni del commissario Moscovici.

Pertanto Tria avrà via libera per scrivere un bilancio che sta più o meno nei limiti previsti dagli accordi precedenti con la Commissione europea. Naturalmente non l’1,6% che questi avevano negoziato col governo Gentiloni per il 2019, ma una cifra abbastanza vicina, intorno al 2%.Probabilmente Tria dirà che vuole stare un po’ sotto il 2.
Di Maio e Salvini strilleranno e alla fine sarà all’incirca il 2. A quel punto la Commissione Europea, pur avendo piegato alla resa il governo Conte, fingerà di protestare per qualche decimale in più. ben sapendo che di fatto non è da scostamenti di questo ammontare che possono nascere problemi.

Queste le cifre dei cosiddetti saldi. Dentro questi saldi, dovendo anche evitare gli aumenti dell’Iva, rimane poco spazio per cose nuove.
Nel merito della manovra vi saranno salti morali e capriole dialettiche. Alla fine Tria dovrà cedere alla retorica dei partiti di maggioranza, i quali chiedono spese correnti sotto forma di pensioni a un’età più bassa e sgravi fiscali (la Lega) e diritto di cittadinanza (i Cinque stelle).
Se dicesse davvero di no, magari per difendere l’idea di maggiori investimenti pubblici, probabilmente la coalizione non reggerebbe…

guarda anche