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La prova del fuoco

di Giorgio La Malfa
Nazione, Carlino e Giorno, 15 giugno 2018

Cari amici,
questo è il mio commento alle decisioni i ieri della BCE. Ora il nuovo governo deve affrettarsi a chiarire quale sarà la sua impostazione di politica economica. Per ora, con l’intervista di Tria, ha spiegato quale NON sarà. Ma se e quale sia la sua strategia per favorire, senza spaventare i mercati, lo sviluppo, ancora non sappiamo.

Molto cordialmente
Giorgio La Malfa

Come era largamente previsto, la Banca centrale europea ha annunziato che il cosiddetto Quantitative easing, cioè il programma straordinario di acquisti di titoli con cui essa ha immesso nel sistema dell’Eurozona negli ultimi tre anni una abbondante quantità di moneta, cesserà il primo gennaio del 2019, anche se ha precisato che rinnoverà i titoli in scadenza. Retrospettivamente si deve dire che il Qe è stato molto utile; ha abbassato il cambio dell’euro rispetto alle altre grandi valute, agevolando le esportazioni, e mantenuto bassi tassi d’interesse. Vedremo che cosa succederà al cambio dell’euro nei prossimi mesi; quanto ai tassi d’interesse, diminuendo la domanda di titoli, è inevitabile che ricominceranno a crescere.
Ma mentre il Qe ha avvantaggiato tutti, la sua fine avrà effetti diversi fra i vari Paesi. Ci sono Paesi, come la Germania, dove vi è di fatto la piena occupazione e dove quindi non c’è bisogno né di tassi di interesse bassi, né di un euro particolarmente competitivo. Ma per altri Paesi, come l’Italia, che pur avendo avuto una certa ripresa, hanno ancora enormi problemi di disoccupazione e dove l’ammontare del debito pubblico è particolarmente ingente, il nuovo orientamento della Bce è destinato a creare problemi.

Che la Bce dovesse tornare a una politica più tradizionale, era inevitabile. Ma ora che il tempo è venuto e coincide con i primi passi del governo, sarà importante capire come il nuovo governo, che è alle prese, proprio in questi giorni, con la traduzione dell’accordo di maggioranza da cui è nato in un vero e proprio programma di politica economica intende incorporare e armonizzare questa nuova situazione con i suoi propositi. I mercati hanno apprezzato le dichiarazioni recenti del ministro dell’Economia, ma il punto su cui i governi degli anni passati hanno fallito è stato quello di individuare un percorso che consentisse attraverso la crescita il risanamento della situazione del debito pubblico, e di farlo sapendo che per sostenere la ripresa non si può ricorrere sic et simpliciter all’aumento del deficit. E così hanno rinunziato alla crescita. Per soddisfare i mercati, finora si sono disillusi i cittadini. Ora bisogna riuscire a riacquistare la fiducia di questi, senza perdere quella dei mercati. Questo è il vero test politico del governo Conte e della compagine dei suoi ministri economici.

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