di Giorgio La Malfa,
Nazione, Carlino e Giorno, 30 maggio 2018
Ho preferito commentarla come se fossimo in una situazione di business as usual, mentre non lo siamo. Naturalmente mi auguro che le turbolenze di questi giorni possano essere superate.
Colgo l’occasione per mandarvi anche un articolo di Franco Cangini apparso ieri mattina su Libero. In esso Cangini ha citato, chiedendomene preventivamente l’autorizzazione, una riflessione fatta con lui in questi giorni sulla possibilità che la Germania abbia maturato l’idea che la crisi dell’euro sia più o meno inevitabile e che allora tanto varrebbe addossarla alla responsabilità politica italiana. Ho sostenuto questo conoscendo le idee di influenti economisti tedeschi, come il professor Sinn che di questi problemi ha scritto a lungo.
Casualmente è avvenuto poche ore dopo che il commissario tedesco della UE Oettinger abbia fatto una sortita che conferma quella ipotesi. La tesi prevalente della stampa italiana è che il Commissario sia non nuovo alle gaffes e non particolarmente brillante. Non conoscendolo non posso escluderlo. Ma forse, proprio per queste sue caratteristiche, si è lasciato sfuggire qualcosa che aveva ascoltato ma di cui non aveva perfettamente compreso la portata… Lo ignoro. Ritengo però che negli ambienti responsabili del nostro paese bisognerebbe ragionare in termini politicamente più complessi. Proprio per difendere questi famosi “risparmi degli italiani” che tutti dichiarano di essere impegnati a difendere.
Molto cordialmente
Giorgio La Malfa
Articolo:
Un certo tono di sollievo per il miglioramento di molti dati della situazione economica italiana caratterizza la Relazione del Governatore di Bankitalia. Pur riconoscendo che la nostra crescita è modesta (1,5% quest’anno e in potenziale rallentamento a causa del quadro internazionale) ed anche inferiore a quella degli altri paesi dell’area dell’euro, il Governatore ha messo in evidenza un miglioramento dell’andamento del settore produttivo ed in particolare delle esportazioni, una riduzione della disoccupazione ed una certa ripresa degli investimenti dopo il crollo degli scorsi anni. Anche le banche vanno meglio che in passato. Ma naturalmente accanto a questi dati, Bankitalia ha richiamato l’attenzione sul bilancio pubblico. Se il deficit appare sotto controllo, l’indebitamento complessivo rimane molto pesante: al 130% del reddito nazionale è di 50 punti superiore alla media dell’area euro nel suo complesso. Questa pesante esposizione debitoria è un elemento perdurante di fragilità. Per questo Visco chiede, con un riferimento implicito ai programmi di alcuni partiti, attenzione alla finanza pubblica. Nell’analisi del Governatore “la bassa crescita italiana degli ultimi 20 anni soprattutto il risultato del ristagno della produttività”.
E quindi una serie di interventi per aumentare la produttività potrebbe consolidare la ripresa e allargare lo spazio dell’attività delle imprese produttive. E’ un punto delicato. Si può sostenere che non è la bassa produttività a tenere bassa crescita, bensì la bassa crescita a pesare sulla produttività. Se è così, per rafforzare la crescita serve agire dal lato della domanda. Le esportazioni aiutano, ma bisogna sostenere anche la domanda interna. E questo richiede un contributo del bilancio pubblico attraverso minori prelievi fiscali o maggiori spese di investimento. Dobbiamo farlo e farlo presto, perchè non è detto che le condizioni internazionali non portino a un aumento dei tassi di interesse. I vincoli sul deficit previsti dagli accordi europei condizionano negativamente questa possibilità. Si può comprendere che in una situazione politica così dominata dall’incertezza la Banca d’Italia non voglia fare nessuna apertura alle politiche di sostegno della domanda. Ma è altrettanto sicuro che senza una spinta dal lato della domanda la crescita, che già oggi, è inferiore a quella media europea, non riuscirà a quella media europea, non riuscirà a fare scendere il rapporto debito-PIL. Questo è il problema non facile, ma ineludibile.