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Interventi strutturali

di Giorgio La Malfa
La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno, 23 luglio 2017

Come effetto della forte siccità di questi mesi, si è notevolmente abbassato il livello del lago di Bracciano, dal quale l’Acea, che è l’azienda idrica che rifornisce Roma, capta una quota importante dell’acqua che serve alla città. Con propria ordinanza, oggi la Regione Lazio ha vietato l’ulteriore utilizzo del lago.
 
L’Acea protesta per questa decisione, che dichiara illegittima, magari forse si prepara a un qualche ricorso al Tar, ma nel frattempo annuncia il razionamento dell’acqua a Roma. C’è da immaginare che situazioni analoghe, anche se con meno clamore, si stiano verificando in molte zone del Paese, specialmente nel Sud. Di fronte a questo campanello d’allarme, il governo non sia inerte: predisponga immediatamente l’elaborazione di un progetto per una soluzione durevole del problema dell’approvvigionamento idrico italiano, indicando le opzioni possibili, i costi relativi e i modi per farvi fronte. Si tratta di investimenti in cui si potrebbe sperimentare una collaborazione fruttuosa fra Stato e privati.
 
La domanda di acqua è valutabile con largo anticipo e poiché i cittadini e le industrie pagano delle tariffe, gli investimenti necessari potrebbero essere finanziati attraverso il gettito tariffario. Potrebbe essere un buon impiego del risparmio disponibile nel Paese. Qualora gli investimenti fossero tali da non potersi finanziare con tariffe ragionevoli, lo Stato potrebbe mettere una parte dei fondi a carico della fiscalità generale. Secondo un’inveterata abitudine, finita l’estate, riducendosi i fabbisogni di acqua e magari intervenendo qualche pioggia, ci si dimenticherà del problema. Ma, se la siccità di questi mesi è il segno di un cambiamento climatico, questa è l’occasione, perfino per un Paese disattento come il nostro, per ragionare seriamente sul futuro. 

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