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Aziende in ripresa ma gli italiani consumano poco

di Giorgio La Malfa
Quotidiano Nazionale, 15 giugno 2016

Il fatturato in 10 anni E’ stato soprattutto l’export (+63%) a trainare il successo delle medie aziende italiane secondo l’indagine condotta su quasi 3.300 imprese (trai 50 e i 500 dipendenti) 

Luci ed ombre del sistema industriale italiano emergono con chiarezza nel rapporto sulle imprese di media dimensione che Mediobanca e Unioncamere hanno reso noto ieri. I dati ridimensionano alcuni luoghi comuni sul divario di produttività fra il nostro ed altri paesi e suggeriscono le linee di un ripensamento della politica economica italiana. Mediobanca ed Unioncamere conducono un censimento annii ale delle imprese industriali di media dimensione, definite come quelle che hanno un fatturato fra 16 e 330 milioni e un numero di dipe:ndenti compreso fra 50 e 500 addetti. Lo studio di quest’anno copre il periodo fra il 2005 e il 2014 e consente di valutare come la lunga crisi iniziata nel 2008 ha influito su questo che è il comparto più vitale dell’economia italiana. 

Dal rapporto emergono con chiarezza due aspetti, uno negativo e l’altro positivo. Il dato negativo riguarda la forte riduzione del numero delle imprese medie causata dalla crisi. Da oltre 4000 nel 2005, esse si sono ridotte a poco meno di 3.300 nel 2014. In parte questo movimento è dovuto al passaggio dalla dimensione media alla dimensione mediogrande o al ritorno alla piccola dimensione, ma il grosso del movimento è dovuto alle liquidazioni e alle procedure concursuali che hanno colpito 515 imprese di medie dimensioni, all’incirca il 20% della consistenza iniziale. La crisi ha colpito in misura leggermente inferiore alla media il Nord Ovest e il Nord Est con una riduzione del 19% circa e in misura superiore il Nord Est Centro che comprende Toscana, Marche e Umbria (— 22%) e il Centro Sud e le Isole (24%). L’aperto positivo riguarda, invece, la performarice di queste imprese. Considerando le circa 1700 imprese che hanno fatto continuativa

La produttività. Il dato dimostra che le medie imprese italiane stanno centrando autonomamente il target dello sviluppo ma il numero di pmi complessivamente è in calo mentre parte del comparto e che dunque consentono dei confronti omogenei; emergono dati importanti per ciò che riguarda il fatturato, le esportazioni, l’occupazione e la produttività. PRIMO punto: fra il 20Ó5 e il 2008 il fatturato delle medie imprese era cresciuto di quasi il 28%, seguito da una caduta del 15% nel 2009; successivamente si è avuta una forte ripresa che ha consentito di recuperare il terreno perduto e di andare oltre con una crescita nel decennio del 35%. In secondo luogo, la performance più più straordinaria è quella delle esportazioni cresciute, fra il 2005 e il 2014, del 63%. Pur in un quadro di forte automazione dei processi produttivi, è aumentato dell’i 1% il numero degli addetti. Inoltre, la produttività di questo comparto è cresciuta del 27%, mentre il costo del lavoro è cresciuto del 25%, cosicché è migliorata la competitività di queste imprese. Il dato va confrontato con l’andamento del settore manifatturiero nel suo complesso dove la . produttività è cresciuta del 18%, superata dal costo del lavoro cresciuto del 21%, nonostante una riduzione dell’occupazione di circa il 3%. 

Dunque le medie imprese italiane, concentrate soprattutto in tre settori, il meccanico, l’alimentare e il chimico-farmaceutico, costituiscono e rimangono il punto di forza del nostro sistema industriale. Ne segue una conclusione principale: non hanno senso, almeno per questo comparto, i ripetuti . appelli alle cosiddette riforme che dovrebbero far crescere la produttività: essa cresce regolarmente per suo conto e crea una competitività che si manifesta nella crescita straordinaria delle esportazioni. Il vero problema dell’economia italiana è la debolezza della domanda interna. Essa ha pesato e pesa tuttora sulla dimensione dei mercati nazionali. Per fare ripartire l’occupazione non servono misure che operino dal lato dell’offerta. E’ indispensabile abbandonare le politiche deflazionistiche che l’Europa ci ha imposto in questi anni ed alla quale i governi italiani non hanno saputo sottrarsi. 

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