di Paolo Savona
Milano Finanza e Scenari economici, 25 aprile 2016
In uno dei miei tre J’accuse pubblicato su Scenari Economici e divulgati in un pamphlet con lo stesso titolo edito da Rubbettino nel 2015 avevo sostenuto la tesi che la caduta del PIL italiano era stata causata dall’aver spento uno dei due motori dello sviluppo, le costruzioni, e aver dedicato più attenzioni al secondo motore, le esportazioni, che non hanno un peso di pari importanza nella crescita dell’economia italiana. Il modello di riferimento delle scelte di politica economica per l’Italia era sbagliato; come pure per l’Europa, avendo prodotto nell’occasione un’evidenza statistica che la Germania, come peraltro gli Stati Uniti, aveva reagito alla crisi incrementando da subito, ossia dal 2008, l’attività nelle costruzioni. Il grafico a pag. 15 del DEF 2016 conferma, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, questa mia valutazione. Il Governo ammette d’aver avuto torto, ma non corregge i suoi comportamenti, soprattutto fiscali; parte del problema nasce proprio dall’avere inflitto una perdita di 2-3 mila mld di euro al patrimonio immobiliare per incassarne 20-30 di tasse. Queste sono le ruberie ben più gravi di quelle di cui si parla in continuazione. Insisto che il modello di riferimento era ed è sbagliato. Capisco l’ignoranza dei politici, ma non della Banca d’Italia e della BCE, che lo hanno asseverato. Le costruzioni infatti non dipendono dalla competizione internazionale che suggerisce di fare le riforme, ma dal comportamento delle determinanti dell’offerta e della domanda in questo importante mercato: le attitudini delle autorità, la spesa pubblica per investimenti e i finanziamenti bancari. Tutti questi fattori sono in mano ai responsabili della crisi produttiva e occupazionale, ma essi stanno al loro posto, anzi si danno molte arie d’aver salvato l’euro e l’Europa, ma condannato l’Italia. Il Governo ha privilegiato la spesa corrente a scapito di quella per le infrastrutture per motivi ideologici; è stato un vero e proprio errore di politica economica, perché le autorità avevano in mente un modello export-led.
Avevo attirato l’attenzione sia del Ministro Padoan che del Governatore Visco, senza il ben che minimo segno di rinsavimento. Gli interventi decisi nel settore sono stati tardivi e modesti e quindi inefficaci. Le banche, a loro volta, hanno commesso l’errore autolesionista di bloccare i finanziamenti alle imprese di costruzione in difficoltà e alle famiglie acquirenti degli immobili, contribuendo ad aggravare i loro incagli e le loro insolvenze. La Banca Centrale Europea ha esplicitamente escluso dai suoi interventi il finanziamento a favore dell’edilizia e delle opere pubbliche, adducendo il timore, che rifletteva la posizione della Germania, che si potesse determinare un nuovo boom edilizio. Ogni suggerimento di includere gli acquisti di cartelle fondiarie, come fatto dalla Fed, la Banca centrale americana con il suo Quantitative Easing, è caduto nel vuoto. In Italia le autorità non ragionano più, né sentono il dovere di giustificare la loro inazione nel settore trainante dell’economia, mentre si vantano di aver fatto scelte utili (a che cosa?), come dare bonus a caso, esonerare il pagamento degli oneri sociali e acquistare titoli di Stato in circolazione. Se avessero un minimo di dignità dovrebbero vergognarsi e dimettersi, passando il potere a gruppi dirigenti meglio preparati. Ma dovrebbero essere gli elettori a imporlo. Perciò non sono stati chiamati alle urne per assumersi le relative responsabilità. Se non cambia l’orchestra, la musica non può cambiare.