di Giovanni Farese
Nelle ultime settimane si è fatta strada con forza sempre maggiore l’ipotesi di un embargo sull’import di energia dalla Russia, che significa per l’Europa soprattutto gas e in misura minore ma non trascurabile petrolio. È divenuto chiaro che attraverso l’export di energia la Russia di Putin può ricostituire in uno o due anni l’ampia quota di riserve ufficiali russe detenute in Occidente che il G7 e l’Europa hanno congelato. Che attraverso l’export di energia può arginare, insieme ad altri strumenti, il crollo del rublo. E così via. E ciò al netto di considerazioni morali che ci inducono a ricordare che importando energia dalla Russia finanziamo la guerra di Putin. Insomma, l’embargo è the crux of the matter. Lo si sapeva e siamo arrivati al dunque.
Ma quanto costerebbe all’Europa? Il German Council of Economic Experts, il consiglio che assiste il governo federale tedesco nella formulazione della politica economica, ha di recente raccolto in un’unica tabella una serie di scenari e di stime prodotte da banche, centri di ricerca indipendenti e istituzioni (tra cui la BCE) relativi a […]
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