di Giorgio La Malfa
Il Mattino, 10 aprile 2021
Cari amici,
vi accludo un articolo apparso stamane su Il Mattino a proposito del Recovery Fund. Fin dall’inizio ho ritenuto che un piano di questa portata e di questa complessità, anche per le condizioni e i vincoli posti dall’Europa in esso contenuti, non potesse essere affidato alle procedure ordinarie della pubblica amministrazione italiana, centrale e periferica. Per questo motivo ritenevo che la preparazione del piano italiano di utilizzazione dei fondi del Next Generation EU richiedesse la creazione di una entità apposita alla quale affidare la progettazione e l’esecuzione delle opere.
La scelta fra queste due impostazioni doveva costituire il passo preliminare e iniziale. Il Governo Conte invece ha scelto la via tradizionale e ha cominciato a percorrerla senza defibnire per tempo né le regole per la presentazione dei progetti, né quelle per la loro valutazione, né infine quelle per la loro esecuzione.
Nato a poche settimane dalla data in cui il piano italiano dovrà essere consegnato, il governo Draghi ha evidentemente ritenuto di non poter che seguire l’impostazione precedente, cercando di migliorarne i contenuti. Nei giorni scorsi Draghi ha delineato la struttura di comando e controllo del piano. Funzionerà? Nell’articolo che vi accludo ho posto due fra le molte questioni che potrebbero porsi. Staremo a vedere.
Molto cordialmente
Giorgio La Malfa