di Giovanni Farese
Settanta anni fa, il 27 maggio del 1952, veniva firmato a Parigi il Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa, avente ad oggetto quella difesa comune di cui tanto si parla e che tanto sarebbe necessaria per il domani dell’Europa. I paesi firmatari – gli stessi che nell’anno precedente avevano dato vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA): Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Repubblica Federale Tedesca – condividevano, a pochi anni dalla tragedia della Seconda guerra mondiale, l’obiettivo di istituire una comunità di “carattere sopranazionale” con “istituzioni comuni, Forze armate comuni e un bilancio comune” (art. 1). La lettera di quel Trattato a cominciare dal primo articolo – e soprattutto lo spirito di esso, giacché molte delle condizioni sono da allora mutate – non può non sorprendere per la sua modernità, ma anche per il forte ritardo con cui se ne torna a parlare.
Del trattato, composto di 132 articoli e vari protocolli, si possono sottolineare tre aspetti.
Il primo è la visione di politica internazionale. La CED era pensata per costituire un momento dell’integrazione dell’Europa (allora solo occidentale) capace, nel contesto della Guerra fredda, di rafforzare la comunità dei paesi liberi e il legame […]
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