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I molti fronti della campagna per l’Eliseo

Lettera da Parigi
di l’Abate Galiani

Il calendario in miniatura che compare quotidianamente in calce ai teleschermi francesi alterna sotto il segno “più”, il susseguirsi delle giornate di guerra guerreggiata sul suolo ucraino e, sotto il segno “meno”, il numero di quelle ancora da combattere nella battaglia per l’Eliseo: una cifra aritmetica che è oramai quasi equivalente e che fornisce, in qualche modo, la plastica raffigurazione dell’anomalia assoluta di una elezione presidenziale collocata nel pieno della più grave crisi internazionale attraversata dall’Europa dai tempi della seconda guerra mondiale.

Anziché alimentare una meno accesa e più ponderata dialettica politica, gli scontri fra i candidati al primo turno (dai quali Macron si è tenuto sinora discosto) si fanno di ora in ora più virulenti, rasentando non di rado la sterile rissa verbale e producendo una miriade di proposte a cascata, sempre meno attendibili e sprovviste di sostenibile credibilità.

Al tempo stesso, si moltiplicano gli appelli alla ragione, a supporto della evidente inopportunità che rivestirebbe un subitaneo cambiamento di leadership, in una congiuntura così preoccupante, che investe una pubblica opinione informata, consapevole, e soprattutto […]

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