Lettera da Parigi
l’Abate Galiani
Fra soli sette giorni, l’oscuramento della pausa di riflessione alla vigilia del secondo – e decisivo – turno elettorale calerà sul crescente fragore che sovrasta da domenica scorsa la scena politica e mediatica francese.
Raramente, nella pluridecennale storia della Quinta Repubblica, i pronostici, pur in una fase così avanzata della campagna, si erano rivelati tanto precari ed incerti; raramente la scelta definitiva degli elettori era andata cristallizzandosi su alternative fra loro tanto diametralmente contrastanti, sia sul piano ideologico sia su quello di due contrapposti progetti politici, economici e sociali (“societari”, si preferisce dire qui); mai come stavolta l’ordinata dialettica, sostanzialmente “bipolare”, se non strettamente bipartitica, postulata dallo stesso meccanismo dello scrutinio maggioritario a doppio turno voluto da de Gaulle, risulta turbato e induce una parte consistente dei francesi alla confusione, quando non alla disaffezione rispetto alla partecipazione attiva alla democrazia rappresentativa ed allo stesso ordinato e proficuo rinnovamento delle istituzioni, a cominciare dalla magistratura suprema.
Il vero e proprio terremoto politico innescato da Macron nel 2016 – sedimentatosi nell’arco dello scorso quinquennio – lascia impietosamente intravedere il campo di macerie della politica tradizionale, con la sostanziale scomparsa degli […]
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