Lettera d Bruxelles
di Niccolò Rinaldi
La sequenza del Presidente Draghi non poteva essere più significativa: prima Strasburgo, poi Washington. Nel suo primo discorso da Presidente del Consiglio al Parlamento Europeo, Mario Draghi non si è piegato ai convenevoli e ha dichiarato che le istituzioni europee sono ormai “inadeguate”. Non è stato il primo Capo di Stato o di Governo che in seduta solenne ha rivolto critiche allo stato dell’arte dell’Europa, ma, tradotte dal linguaggio delle circostanze, le sue sono state parole particolarmente severe – più precisamente “auto-severe”, trattandosi di una analisi non esterna, ma da parte di un protagonista delle stesse istituzioni.
Come ha già analizzato Il Commento Politico nel suo editoriale del 4 maggio, Draghi ha anche indicato alcune soluzioni per uscire da tale inadeguatezza – superare l’unanimità, adottare il metodo comunitario rispetto a quello inter-governativo, e dunque approccio federale cominciando da politica macro-economica, difesa ed energia.
Se la pars construens del discorso ha ribadito proposte discusse già da tempo (perfino da decenni, in ambito federalista), è la personalità di Draghi che ha marcato una differenza: gli espliciti richiami al “coraggio” e alla “fiducia”, e quindi al sentimento, provenivano non solo da un capo di governo, ma da uno degli artefici della politica monetaria comune, da un Presidente della BCE che ha dimostrato […]
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