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I costi della non politica e il ventennio perduto dell’economia italiana

di Giorgio La Malfa
Il Sole 24Ore, 9 dicembre 2021

Cari amici,
se la regione più industrializzata del nostro Paese precipita di oltre venti posizioni  in venti anni nella graduatoria fra le regioni europee in termini di reddito procapite  scendendo dal 14° al 36° posto;  se accanto alla Lombardia precipitano il Piemonte di quasi cinquanta posizioni, il Veneto di 37 posizioni, l’Emilia-Romagna di 26 posizioni  e così via; se nel suo insieme l’Italia che nel 2000 aveva un reddito procapite del 25 per cento superiore alla media europea ed oggi ha un reddito procapite che si colloca di 5 punti sotto la media europea,  non dovrebbe questo tema balzare al centro delle discussioni politiche e parlamentari? 

Non dovrebbe esservi almeno un gruppo parlamentare o un singolo parlamentare che interpella il Governo per chiedere qual è la reazione a questi dati? Non dovrebbero esservi nelle singole regioni consiglieri che chiedono ai Presidenti della loro regione se hanno visto questi dati e come intendono commentarli, come pensano di reagire al declino della loro regione? Questi dati conducono anche a rivolgere delle domande alle parti sociali.  Cè da parte sindacale una qualche autocritica per passato? Si giustifica  uno sciopero generale contro la legge di bilancio in un paese in queste condizioni? E la Confindustria? Gli imprenditori hanno delle responsabilità o si ritengono del tutto esenti da responsabilità per la caduta del Paese? Possono prendere impegni per il futuro?


Scrivo questo sotto l’impressione enorme che mi hanno fatto i dati della SVIMEZ sulla perdita di posizioni europee dell’Italia negli ultimi venti anni. Quando li ho letti la scorsa settimana, ho scritto subito  un articolo sul Mattino per richiamare l’attenzione su di essi. Non vi sono state reazioni né dalla politica, né dal giornalismo. Ora torno sull’argomento con questo articolo sul Sole 24 Ore che vi allego. Avendone scritto sul maggiore quotidiano del Mezzogiorno e sul maggiore quotidiano economico del Paese, non saprei che altro fare. Ma non sono affatto certo che qualcuno si accorgerà o reagirà. Forse  il Paese non sarebbe inerte, ma  le sue classi dirigenti  lo sono inerti; appaiono rassegnate. La mia domanda è: si può discutere delle elezioni del Presidente della Repubblica, o della legge di bilancio per il 2022 o di qualsiasi altra questione politica di attualità senza tener conto della china sulla quale l’Italia si trova da oltre un ventennio e della necessità assoluta di interrompere questa discesa precipitosa e di assicurare le condizioni per risalire la china?Molto cordialmente Giorgio La Malfa

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