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Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia

In edicola il nuovo libro di Paolo Savona Nel 1926 Keynes scrisse il saggio The end of laissez-faire nel quale sosteneva che il capitalismo senza regole doveva essere considerato finito e, tra il 1944 e il 1946, propose con Beveridge di dare vita al welfare e alle politiche di piena occupazione. Nell’arco di vent’anni la convivenza civile registrò un netto miglioramento delle rilevanti conquiste liberali raggiunte nei secoli precedenti. La tesi di questo lavoro è che il liberalismo, entrato in concorrenza con le forze culturali e politiche che si sono avvalse delle sue proposte propugnando istanze più avanzate in termini di benessere, ha subito a opera della giustizia sociale un’attrazione che si è mostrata fatale e ha condotto alla fine della liberaldemocrazia. Da questi eccessi non sono restate immuni neanche le correnti di pensiero politico alternative che hanno accolto, senza saperle controllare, le spinte crescenti provenienti dalla domanda di assistenza; il combinato effetto di aumenti salariali eccedenti la produttività e di un’azione pubblica sulla redistribuzione del reddito, unita alla negazione dell’utilità del mercato nel contribuire alla crescita e alla giustizia sociale, hanno creato inflazione prima e deflazione poi. Dopo quasi mezzo secolo di conquiste, l’orologio della storia è tornato indietro e ha consentito il ritorno di politiche conservatrici propiziate dall’avvento del processo di globalizzazione, caratterizzato da grandi oligopoli e dall’esplosione di una finanza incontrollata che hanno scacciato il legislatore collettivo e riportato al potere un sovrano in forme dematerializzate che impone le sue leggi alla democrazia. I modi di funzionamento dell’Unione europea riflettono questa situazione nella gestione degli Stati-membri e si è persa la tensione politica verso la ricerca di una giustizia sociale coerente con i mutamenti geopolitici epocali intervenuti, dal crollo del comunismo sovietico, all’incessante progresso tecnologico e alle eterne pulsioni violente dell’uomo. L’Autore propone di riprendere il cammino interrotto dall’attrazione fatale, ripristinando l’equilibrio perduto tra le istituzioni di base del sistema delle libertà individuali: una democrazia capace di esprimere proprie leggi, invece di farsele imporre da forze a essa esterne; uno Stato ben funzionante e non invasivo; un mercato libero e competitivo che contribuisca al miglioramento della convivenza civile.

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