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Intervista a il prof. Paolo Savona

Rilanciamo l’intervista che il prof. Paolo Savona ha rilasciato al quotidiano Avvenire, pubblicata il 27 marzo 2016 su Europa ed Euro, nella quale, per motivi di spazio, è stato omesso il giudizio sul Presidente dell’ABI, l’avv. Mussari, qui riportato in neretto. 1) Al di là dei populismi di alcuni partiti, quali sono i limiti oggettivi sul piano economico dell’attuale “impalcatura” europea? La delega di sovranità all’Europa aveva come presupposto che essa sarebbe stata gestita meglio di quanto l’Italia non avesse fino a quel momento mostrato di saper fare. E’ accaduto l’opposto e ci siamo ritrovati con i vincoli senza maggiori opportunità. 2) E quali sono i fattori economici che più la preoccupano? La mancanza di strumenti di politica economica da attivare a livello nazionale per correggere i comportamenti interni e internazionali, come il ricorso a una politica fiscale per rilanciare l’occupazione che, come giustamente ricorda Fazio, dovrebbe essere l’unico vero obiettivo. 2) Fatta la diagnosi, ha anche la terapia da indicare? Risposta: Non avendo approfittato della crisi del 2008 per chiedere all’Europa politiche di pieno impiego unitamente a quelle di stabilità, né avuto il coraggio di uscire dall’euro non essendoci state concesse, siamo in una trappola. Sarebbe troppo costoso uscire oggi dall’euro. L’unica alternativa possibile è cedere l’intero patrimonio pubblico per ricondurre il rapporto debito pubblico/PIL intorno al 60% e poi rilanciare gli investimenti anche violando il parametro del deficit di bilancio pubblico. Dovremmo essere coperti dal rischio di un attacco speculativo che proprio ieri il Chairman della BCE Draghi ha ricordato come possibile. 3) Quali aspetti l’hanno più colpita dell’analisi dell’ex governatore Fazio? Che la pensi come me, nonostante l’ostracismo che ho subito in passato, anche se non da parte sua, per aver sostenuto apertamente che l’Italia non era pronta a entrare nell’euro, come lui oggi afferma, e che l’euro era costruito male, quella che ho chiamato in un pamphlet dell’epoca come “L’Europa dai piedi di argilla”. Oggi in molti dicono la stessa cosa, ma non traggono le conseguenze che non possiamo accettare questa Europa. Sulla terapia di Fazio concordo. Non a caso siamo allievi della stessa Scuola, la Banca d’Italia prima dell’euro. 4) Il surplus della Germania nella bilancia dei pagamenti: va sanzionata Berlino o ci sono altri correttivi possibili? Va sanzionata secondo le procedure esistenti ma, soprattutto, andrebbe imposto un tasso dell’interesse negativo elevato sui saldi positivi del Target2, il conto di clearing europeo, finché essi non provvede a riassorbirli espandendo la domanda interna fino a registrare un passivo di bilancia corrente. Se non vogliono, chiediamo che siano loro a uscire dall’euro e manteniamo solo il mercato comune, l’istituzione che ha sempre funzionato bene e ancora funziona. 5) Ora l’Europa rischia la deflazione. Il non aumento dei prezzi è un pericolo così grave? e come va invertita la rotta? La spiegazione di Antonio Fazio è perfetta. Da tempo però insisto che la media dei prezzi è fuorviante, perché alcuni prezzi diminuiscono fortemente (come il petrolio), altri aumentano ben oltre il 2% (tra questi, le “solite” tariffe dei servizi pubblici o, in modo occulto, le tasse per coprire le loro perdite). La deflazione ha effetti gravi sui beni industriali e sui servizi privati perché incidono direttamente sui profitti e, in molti casi, portando al fallimento le imprese, minano la stabilità delle banche 6) Come giudica la politica monetaria della Bce? Ha ben tamponato la crisi ma, nel contempo, ha assolto i Governi dal prendere le necessarie decisioni, sostituendosi a essi, ossia giustificandone l’inedia e gli errori di politica fiscale. Avendo sostenuto la politica di austerità è divenuta parte del problema, non la soluzione. Ha curato i sintomi, ma non la malattia, a causa degli errori di diagnosi che solo ora afferma di aver cambiato. Ha inoltre tenuto spento il secondo motore dello sviluppo, le costruzioni, seguendo gli interessi della Germania. 7) Quale consiglio darebbe al governo Renzi? Chiedere l’aiuto di chi ha visto giusto per tempo e non affidarsi a ragazzini privi di esperienza teorica e pratica o a praticoni. Deve darsi un programma di lungo respiro, anche se difficile da realizzare. Gli italiano lo capirebbero e lo seguirebbero. 8) Quanto è grave il nodo del debito pubblico italiano? Gravissimo, ma perché il mercato internazionale lo considera tale. Di fatto modesto, perché i titoli possono essere ancora collocati anche a tassi oggi ridicoli per il rischio che corre l’acquirente. 9) Reputa l’euro in sostanza irreversibile o va predisposto un “piano B” per un’ipotetica, futura uscita? Non è mai stato irreversibile, se non a chiacchiere. Un sistema mal costruito non può durare a lungo. Prima o dopo deflagra. Se il Governo e la Banca d’Italia non hanno un Piano B, come da me insistentemente richiesto, verranno condannati dalla storia quando gli archivi verranno aperti, anche se non scoppierà un terremoto monetario. L’ABI di Mussari, un Presidente molto intelligente e accorto, aveva uno schema di Piano B fuori dalle istituzioni ufficiali. Non avere un Piano B significa ignorare il bene del Paese e continuare a inseguire farfalle (ossia non essere gruppi dirigenti di uno Stato-nazione).

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