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Chi protegge il risparmio da chi non vuole proteggerlo?

di Paolo Savona
Milano Finanza, 21 gennaio 2016

La crisi finanziaria in corso in Italia è esplosa per non aver compreso le gravi conseguenze che avrebbe causato l’innesto nella crisi globale già in atto della decisione di non rimborsare le obbligazioni subordinate di Banca Etruria, per giunta anticipando l’applicazione della direttiva europea detta del bail-in. Se a questo errore sommiamo la crisi di più ampia portata in atto in Europa, la situazione può volgere al peggio per il piccolo risparmiatore. Come scrissi in occasione della firma del Trattato di Maastricht, si stava dando vita a un’Europa “dai piedi di argilla”; purtroppo la costruzione si è rivelata anche peggiore, quella d’essere ingiusta; tra queste ingiustizie, vi è l’assenza di una seria protezione del risparmio, sostituita da espressioni formali come quella di firmare incomprensibili documenti di molte pagine in corpo 6 che servono assai poco in assenza di barriere di accesso a titoli complessi e di politiche che propiziano la crescita reale, le uniche che possono proteggere realmente il risparmio.

In sostituzione si emanano direttive che i Parlamenti nazionali approvano, tendenti a trasferire le responsabilità degli errori delle autorità sulle spalle dei risparmiatori, trattando questi da ignoranti e giustamente da sprovveduti, ma delle informazioni che le autorità e i vertici bancari possedevano e non hanno provveduto a dare. E’ inutile individuare i responsabili di secondo livello dei fallimenti, se le autorità preposte non pagano per prime. Il minimo che si debba fare è rimborsare integralmente gli obbligazionisti subordinati della Banca Etruria, invece di montare una macchina burocratica che peggiora le aspettative dei depositanti, ma allo stesso tempo anche gettare le basi per una seria protezione del risparmio creando un gruppo di proposta europea – o, subordinatamente, uno italiano – composto da studiosi indipendenti. Ciò è tanto più urgente per sanare i molti errori di politica economica commessi, come quello d’aver accettato nell’Organizzazione mondiale del Commercio (il WTO) paesi con rapporti di cambio manipolabili per vendere merci che non incorporano i costi di una minima rete di protezione sociale e così imporre ai paesi civili di ridimensionare la rete di welfare.

Come se non bastasse si programma di peggiorare le cose riconoscendo alla Cina lo status di economia di mercato per fare qualche affare in più. In questo quadro confuso, giustizia vorrebbe che si proteggesse i risparmi delle famiglie necessari per fronteggiare i rischi non più coperti dallo Stato. Invece di far ciò, la principale preoccupazione dell’Unione Europea, ivi incluso l’eurosistema, è che lo Stato si indebiti meno in nome della protezione degli interessi collettivi, “a prescindere”, direbbe Totò, che lo si faccia aumentando le tasse o penalizzando il risparmio individuale, come nel bail-in. Il risparmio collettivo esiste solo se si fanno investimenti produttivi, altrimenti è il risparmio individuale che conta per reggere gli equilibri socio-economici ed è perciò che va protetto. Eppure i cristiani democratici che hanno la maggioranza nel Parlamento europeo dovrebbero conoscere la parabola dell’ “obolo della vedova” raccontata da San Marco; una vedova povera versò al Tempio pochi spiccioli, mentre i ricchi versavano molti denari. Il Cristo disse che la vedova aveva dato ciò che a essa occorreva per vivere, mentre i ricchi versavano il superfluo e si domandò chi merita più considerazione. Svilire il piccolo risparmio ha effetti ben più gravi di quanto non sia decurtare il grande, che è comunque un errore perché di questo abbiamo bisogno a fini produttivi di crescita del reddito e dell’occupazione. Invece si spinge e si esalta la ripresa dei consumi, anche se si indirizzano verso beni non strettamente necessari alla vita.

Anche in ciò non vi sarebbe nulla di male, se non si chiedesse e si ottenesse con le riforme una riduzione dell’offerta pubblica di beni indispensabili, come quelli per la salute, e un aumento delle risorse indispensabili per vivere in assenza di lavoro e in vecchiaia; perciò occorre incentivare e proteggere l’accumulo di risparmi alternativi. Se non lo si fa, anzi si va contro, si accentuano le ingiustizie sociali e si alimenta l’antipolitica all’interno e le spinte centrifughe nelle alleanze europee e internazionali. La protezione del risparmio deve tornare a essere uno dei cardini della convivenza civile in Italia e in Europa. Nessuna voce si è finora alzata per chiedere una legge seria di protezione del risparmio, partendo da una revisione della direttiva del bail-in (che il solo Commissario europeo Lord Hill ha promesso di fare) e continuando in profondità per agire sull’assurdo e ingiusto trattamento fiscale. Assurdo e ingiusto perché lo stato incassa una percentuale di rilievo su rendimenti nominali prossimi allo zero, ignorando che essi sono negativi in termini reali, e per giunta rosicchia come un topo i risparmi investiti, senza tenere conto se il loro valore registra perdite. Meno male che l’inflazione è bassa, ma si programma di innalzarla al 2%, senza far sapere che quando e come verranno aumentati i tassi dell’interesse, causando perdite del valore dei risparmi che queste scelte determineranno. Penso che il trattamento del risparmio sia oggi talmente ingiusto da essere considerata una vergogna sociale. Il Grande Leviatano nuovamente imperversa. 

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