di Giorgio La Malfa
 La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, 10 aprile 2018
Quel regalo speciale siglò la successione al vertice di Mediobanca
Lo scorso autunno Mediobanca ha ricordalo con una giornata di incontri e testimonianze i 10 anni dalla prematura scomparsa di Vincenzo Maranghi, l’uomo che fu amministratore delegato di Piazzetta Cuccia dal 1988 al 2003.
Mediobanca ha raccolto i principali interventi di quella giornata in un breve ma prezioso libro che contiene i ricordi di Renato Pagliaro, Pellerigno Capaldo, Gianni Francioni, Fabrizio Palenzona e Giorgio La Malfa.
Spentosi a 70 anni nel 2007, Maranghi è stato i delfino di Enrico Cuccia che lasciò la carica di ad nel 1982 (con Maranghi direttore generale), restando nel cda fino al 1988 quando il suo erede prese le redini della banca.
Maranghi, che era entrato in Mediobanca nel 1962, condusse l’istituto milanese in un periodo storico complesso che ha visto l’Italia politica cambiare completamente pelle.
40 anni fa, quando Mediobanca ancora vagiva nella culla, Mattioli tagliò il nastro per l’inaugurazione di un quarantennio che si chiude proprio in questi giorni inviandomi un dono accompagnato da un augurio abbastanza singolare.
Si trattava di un tagliacarte di pietra degli Urali che Mattioli inviava a Cuccia per i suoi 40 anni, augurandogli «durezza e taglio uralici per i prossimi quarant’anni». E ora Cuccia lo trasmetteva a Maranghi augurandogli «con tutto cuore durezza e taglio uralici per i successivi 25 anni, lieto così di stabilire un legame fra un passato a Lei e a me caro e il Suo avvenire che è anche l’avvenire di Mediobanca».
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