È stato presentato con grande partecipazione di pubblico a Roma, presso la libreria Mondadori, Galleria Alberto Sordi, il libro di Maurizio Molinari La nuova guerra contro le democrazie. Così le autocrazie vogliono stravolgere l’ordine internazionale, edito da Rizzoli. Con l’autore, sono intervenuti Lorenzo Guerini, Ignazio La Russa e il moderatore David Parenzo. Al termine del dibattito abbiamo intervistato Molinari.
Al termine dell’evento abbiamo intervistato Molinari.
Lei ha sentito l’urgenza di scrivere questo libro perché avverte il pericolo che sta correndo l’Occidente a causa delle autocrazie che vogliono stravolgere l’ordine mondiale. Può spiegarci di cosa si tratta?
“Ciò che accomuna Russia, Cina, Iran e Nord Corea è la volontà di modificare l’architettura di sicurezza globale frutto della Guerra Fredda, creando un nuovo equilibrio ritagliato sui loro interessi nazionali. È per centrare tale obiettivo che puntano, su scenari geostrategici diversi, ad indebolire le democrazie portando avanti conflitti ibridi ovvero attacchi assai diversi: dalle guerre vere e proprie della Russia contro l’Ucraina e dell’Iran contro Israele alle infiltrazioni digitali russe e cinesi in Europa e Stati Uniti fino alle violazioni delle acque internazionali da parte di Pechino in Estremo Oriente. Non c’è un coordinamento stretto fra Mosca, Pechino, Teheran e Pyongyang bensì una convergenza di intenti: indebolire ovunque i Paesi democratici, con qualsiasi mezzo”.
Le autocrazie di cui parla sono Russia, Cina, Iran e Nordcorea. Perché sono diventate così potenti da riuscire a minare l’equilibrio di sicurezza globale?
“Le autocrazie non sono in grado di sconfiggere le democrazie sul piano militare o economico, per questo il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov nel 2013 suggerisce a Putin la “strategia dello scompiglio” ovvero un’offensiva ibrida di lungo termine per far implodere le democrazie dal di dentro, nella convinzione che le opinioni pubbliche occidentali non riusciranno a sostenere conflitti prolungati. E, se facciamo attenzione, la guerra in Ucraina rientra proprio in questa definizione perché è un conflitto di attrito sul terreno che si accompagna ad interferenze nei Paesi Nato al fine di far venir meno il sostegno a Kiev. È questa tipologia di conflitto – completamente nuova rispetto al passato – che sta mettendo le democrazie in seria difficoltà. Cina, Teheran e Pyongyang seguono su fronti diversi, ognuno a modo proprio, Mosca su questa strada”.
E le democrazie occidentali in che modo si possono difendere dal momento che non sono così compatte?
“La migliore difesa da questo attacco ibrido è la consapevolezza delle opinioni pubbliche su quanto sta avvenendo. Perché non si vince solo sostenendo l’Ucraina aggredita da Mosca o Israele aggredita dalle milizie alleate di Teheran – Hamas, Hezbollah, Jihad islamica e Houthi – bensì consentendo al fronte interno di resistere alle infiltrazioni nocive delle autocrazie, che diventano sempre più sofisticate. Basta guardare a cosa avvenuto in Romania, dove la Corte Costituzionale ha annullato il primo turno delle presidenziali in ragione della capacità russa di usare influencer locali per condizionare il risultato. L’opera di infiltrazione e propaganda russa in Europa è molto efficace, a causa dell’abilità nell’uso delle nuove tecnologie digitali, e non può essere respinta senza la piena consapevolezza del pubblico su questa nuova tipologia di conflitto”.
A proposito della Russia parla di guerra asimmetrica. Ci può spiegare cosa intende?
“E’ appunto la guerra ibrida, che si svolge su più dimensioni contemporaneamente. Guardiamo a come la Russia si è impossessata di gran parte del Sahel: dal Mali al Niger. Una serie di colpi di stato anti-occidentali sostenuti da mercenari e da una campagna massiccia di disinformazione – adoperando le radio locali, maggiore strumento di comunicazione locale – per fare leva sull’anticolonialismo, al fine di creare proprie basi militari, impossessarsi di miniere ed arterie strategiche per avere i rubinetti dell’immigrazione illegale. Facendo accordi con chiunque necessario: dalle bande jihadiste ai trafficanti di uomini”.
Lei parla anche delle bugie che hanno aizzato il grande odio per gli ebrei. Di quali bugie si tratta?
“La teoria delle scompiglio punta ad usare le infiltrazioni digitali per moltiplicare divisioni di ogni tipo nelle società occidentali facendo leva sui temi più diversi, dal Covid ai migranti. Nessun tema è più lacerante in Occidente dell’antisemitismo e colpisce vedere come gli account social pro-Putin siano gli stessi a rilanciare i temi più aggressivi delle campagne pro-Hamas, che diffondono tre tipi di bugie. Primo: non c’è alcun legame fra gli ebrei e la terra d’Israele, mentre sappiamo che Gerusalemme venne fondata tremila anni fa. Secondo: Hamas rappresenta tutti i palestinesi, mentre sappiamo che è un’organizzazione fondamentalista islamica ostile al nazionalismo palestinese. Terzo: Israele è responsabile di un genocidio contro i palestinesi, mentre sappiamo che lo Stato ebraico non ha alcun progetto di distruggere tutti i palestinesi. La finalità di queste tre lampanti bugie è delegittimare l’esistenza di Israele e, di conseguenza, considerare un nemico chiunque la pensa diversamente. Innescando un’ondata di antisionismo che genera antisemitismo ed attacchi senza precedenti contro gli ebrei, da Montreal a Londra, da Parigi a Melbourne. Se le indagini della polizia francese hanno appurato che agenti russi sono all’origine delle Stelle di David dipinte sulle case di ebrei di Parigi da parte di due moldavi è perché l’antisemitismo è uno degli strumenti a cui la strategia dello scompiglio si affida per generare odio e lacerazioni nelle democrazie”.
Lei pensa che l’Occidente, nonostante il pericolo che sta correndo a causa delle autocrazie che vogliono stravolgere l’ordine mondiale, riuscirà a vincere questa sfida sulla sicurezza europea?
“L’esito di questo conflitto ibrido è nelle mani delle democrazie. Le autocrazie posso prevalere solo se le democrazie implodono, decidono di non combattere o di arrendersi. Da qui l’importanza della coesione interna, della consapevolezza collettiva e in ultima istanza della difesa della democrazia da parte dei cittadini. Per accrescere tale coesione i partiti politici, di cui i governi sono espressione, devono affrontare le più serie ferite interne delle nostre società: dalle diseguaglianze economiche ai migranti, fino alla corruzione. Sono tali ferite a far proliferare il populismo di ogni colore e matrice che indebolisce la coesione democratica e fa il gioco delle autocrazie”.
Carlotta Tagliarini è nata e vive a Roma. Giornalista e corrispondente della ZDF, la televisione di Stato tedesca, ha collaborato e collabora con molte testate italiane e tedesche. Per la TV tedesca ha intervistato i più famosi giornalisti, politici, artisti, scrittori italiani. Ha, fra l’altro, filmato l’attentato al Papa, consegnato a tutte le televisioni mondiali, ed è l’autrice della prima intervista esclusiva a Bettino Craxi dopo la