Amendola bianco e nero

“Amendola – cent’anni dopo”, un convegno alla Camera dei deputati

Il valore della democrazia e la difesa delle libertà democratiche che, sempre, devono trovare espressione nelle aule parlamentari. Questi i principi per i quali si batté Giovanni Amendola e per i quali morì nel 1926, dopo essere stato aggredito dai fascisti nel 1925 a Montecatini. A lui è stato dedicato lo scorso 25 settembre il convegno “Giovanni Amendola – Cent’anni dopo” tenutosi nella Sala della Lupa di Montecitorio, aperto dal saluto del Presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Sono intervenuti la professoressa Emma Giammattei, il professor Elio d’Auria, il nipote di Amendola che porta il suo nome Giovanni, Stefano Folli, moderatore del dibattito.

Nel suo saluto alla sala piena di convenuti, ma nella quale erano assenti esponenti del governo, il Presidente Fontana ha parlato dell’iniziativa come del “giusto e doveroso riconoscimento” a un uomo che ha pagato con la vita l’opposizione al regime fascista e ha sottolineato il significato della scelta della Sala della Lupa, dove “si riunirono i deputati aventiniani in segno di protesta contro il governo Mussolini dopo l’uccisione di Giacomo Matteotti”. Fra il 1925 e il 1926, Amendola fu protagonista del periodo dell’Aventino, fu lui a indicare ai colleghi la strada dell’astensione dai lavori parlamentari per frenare l’avanzata del totalitarismo. Fu, come si sa, un tentativo vano e ancora oggi parte della storiografia attribuisce proprio a quella scelta la responsabilità di aver lasciato terreno libero per l’avanzata del regime. Una vicenda tuttora controversa, su cui il professor d’Auria nel suo intervento si è soffermato ribadendo le ragioni e lo svolgimento dei giorni dell’Aventino, per restituirne la lettura, giusta, che ne fa un’indelebile testimonianza di difesa dei valori liberali e costituzionali.

La professoressa Giammattei ha rinvenuto l’humus culturale in cui Amendola si è formato, sottolineando l’influenza della temperie mitteleuropea negli anni giovanili, gli studi filosofici cui Amendola si dedicò con particolare cura, sapendo in seguito ben conciliare la sua attitudine speculativa con quella dell’azione politica.

Infine il nipote Giovanni Amendola, nel suo discorso, ha annunciato l’apertura delle celebrazioni del Centenario della morte di Amendola che ha in programma congressi, mostre, dibattiti, pubblicazioni. È prevista l’istituzione di un Comitato promotore per le celebrazioni cui parteciperanno storici, giornalisti, archivisti enti locali, associazioni e fondazioni che promuovono i valori democratici di cui l’uomo e il politico Amendola è stato massimo interprete. Nel suo appassionato discorso, il nipote Giovanni ha ricordato l’uccisione di Amendola e l’ingiusto epilogo del processo. Infatti, dopo molti passaggi giudiziari la Corte di Assise di Perugia proclamò gli assassini responsabili di omicidio preterintenzionale: furono quindi scarcerati quando l’amnistia di Togliatti incluse anche questo tipo di reato fra quelli di cui, per motivi politici, si poteva beneficiare. Alcuni di loro scontarono solo qualche anno di pena, altri “erano latitanti e non scontarono neanche un giorno di pena”, ha detto Amendola, commentando: “Non fu certo una bella pagina di storia italiana”. E, tuttavia, ha concluso, la famiglia accolse con compostezza la sentenza perché, come ha ricordato il figlio Giorgio Amendola nel suo libro Una scelta d vita, la cosa fondamentale era che fosse stato definitivamente stabilito che “Amendola era morto per mano fascista” e che, anzi, “i fascisti lucchesi avevano organizzato un piano ben orchestrato a Roma. Non si trattò dunque dell’azione di una squadraccia fascista, fu un agguato ordito dai vertici del Partito Nazionale fascista, fu pertanto un vero e proprio omicidio di Stato”.

Al termine del convegno ho trattenuto in conversazione il prof. d’Auria, interessata ad approfondire il tema del rapporto fra Ugo La Malfa e Amendola, accennato nel suo discorso. “La Malfa – mi ha detto d’Auria – considerava Amendola un idolo della sua giovinezza. I due ebbero una profonda affinità politica e intellettuale. Entrambi furono strenui oppositori del regime fascista. Amendola morì nel 1926 per le violente aggressioni dalle squadracce fasciste, La Malfa fu espulso dal corso allievi ufficiali per le sue posizioni antifasciste. Furono entrambi figure di spicco dell’antifascismo italiano e promotori di valori liberaldemocratici. Condividevano una prospettiva liberaldemocratica e progressista per la quale La Malfa continuò a battersi come politico, economista, segretario del PRI, fra l’altro noto per la sua lotta contro la corruzione, fautore dell’apertura a sinistra e dell’integrazione europea”.

Il video del convegno è disponibile sul sito della Camera dei deputati: clicca qui


Carlotta Tagliarini è nata e vive a Roma. Giornalista e corrispondente della ZDF, la televisione di Stato tedesca, ha collaborato e collabora con molte testate italiane e tedesche. Per la TV tedesca ha intervistato i più famosi giornalisti, politici, artisti, scrittori italiani. Ha, fra l’altro, filmato l’attentato al Papa, consegnato a tutte le televisioni mondiali, ed è l’autrice della prima intervista esclusiva a Bettino Craxi dopo la fuga in Tunisia. Le età dell’oro (Mondadori) è il suo primo libro.

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