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Fondi europei e IA, una chance per le nostre Regioni

(Bruxelles) – Quello che manca nel dibattito delle imminenti elezioni regionali sono i temi politici dei vari schieramenti: proposte e riflessioni dei candidati. Indifferenti alla qualità della proposta politica – salvo poi lamentarsi dell’astensionismo – le segreterie dei partiti si animano solo sul nome di questo o quel candidato. Così, finora, non si sente una singola riflessione sui programmi e sui problemi delle Regioni.

Tra questi, l’annosa questione della capacità di assorbimento e della qualità d’impiego dei fondi europei. Passata la manna del PNNR, le Regioni torneranno a beneficiare da parte dell’UE esclusivamente della programmazione ordinaria. Con una geografia a macchia di leopardo sul territorio nazionale, molte Regioni hanno limiti strutturali di buona gestione delle risorse disponibili, perpetrando la pratica di finanziamenti europei privi di programmazione adeguata, di spesa affrettata nei mesi finali o, spesso, di rinuncia. C’è da augurarci che la gestione del PNNR lasci in eredità alle nostre amministrazioni una capacità aggiornata e potenziata di progettazione europea, ma su questo non ci sono rassicurazioni, non è tema di dibattito.

Le nostre Regioni dovrebbero soprattutto attrezzarsi rispetto a una nuova modalità di progettazione che si è ormai affermata negli ultimi due anni: l’Intelligenza Artificiale (IA). Come ha spiegato un’esperta del settore, Ines Caloisi, su Radio Radicale, ormai l’IA è sempre più utilizzata in tutte le fasi della progettazione europea: redazione dei bandi, stesura delle proposte, esame e selezione, rendicontazione e valutazione ex-post. La conseguenza è che il tasso di utilizzo dei fondi disponibili da parte dei soggetti non istituzionali (imprese, terzo settore, università) sta aumentando rapidamente in tutta Europa, e con esso anche la qualità dei progetti. Se infatti nei programmi di IA vengono immessi dati precisi e appropriati su obiettivi da raggiungere, tempi di realizzazione, beneficiari, costi, dati del territorio, parametri di sostenibilità, eccetera, la « macchina » può svolgere un lavoro veloce e tecnicamente molto valido di ausilio all’esperto umano.

In numerosi paesi europei, le amministrazioni sanno come lavorare con l’IA, ma qual è lo stato di preparazione delle nostre Regioni? Esiste personale capace di padroneggiare i programmi di Intelligenza Artificiale, e questi sono in dotazione?

Sarebbe bene parlare e affrontare questo tema, altrimenti il ritardo delle nostre Regioni nella buona spesa dei fondi europei rischia di perpetuarsi ancora una volta. Magari, ogni tanto, sentire parlare un candidato governatore di cosa proponga in proposito, alzerebbe il livello e l’interesse della campagna elettorale.


Niccolò Rinaldi dal 1989 al 1991 è responsabile dell’Informazione per le Nazioni Unite in Afghanistan. In seguito, nel 1991, diviene prima consigliere politico e poi, dal 2000, segretario generale aggiunto al Parlamento Europeo. Nel 2009 è eletto deputato europeo, e diviene vice-presidente dell’Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Europa (ALDE). Nel 2014, al termine del mandato europeo, resta come funzionario nell’istituzione dove è attualmente Capo Unità Asia, Australia e Nuova Zelanda. Negli ultimi anni ha tenuto su Il Commento Politico la rubrica Lettere da Bruxelles.

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