Franco Fontana lui

Intervista a Fontana, il fotografo del “pensiero in fondo alle cose”. In occasione di una grande mostra a Roma

Al Museo dell’Ara Pacis di Roma, fino al 31 agosto 2025, sono esposte oltre 200 fotografie che raccontano il percorso artistico di Franco Fontana. Si tratta di una mostra monografica dedicata a uno dei più grandi fotografi italiani contemporanei. Il progetto, con il titolo Retrospective, ripercorre per la prima volta l’intera carriera di un artista che, attraverso il suo occhio, ha rivoluzionato il linguaggio delle immagini.

Il curatore è Jean–Luc Monterosso, critico d’arte di fama mondiale, direttore della Maison Europeenne de la Photographie a Parigi. Il suo allestimento svela gli aspetti inediti delle opere del fotografo modenese e l’influenza che esse hanno sulla fotografia dei nostri tempi.

Temi ricorrenti della vasta produzione di Fontana sono i paesaggi, l’architettura urbana, le automobili, le ombre e, più tardi, le diverse città europee e americane.

Franco Fontana, Modena 2000

Celebre è il reportage dall’atmosfera metafisica realizzato nel 1979 al Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur a Roma. E famosi sono specchi d’acqua da cui emergono frammenti di corpi su uno sfondo intenso. L’opera Piscina è per Franco Fontana un’occasione per esaltare le curve femminili, ma questa discreta sensualità raggiungerà la sua massima espressione nella serie Polaroid.

Franco Fontana, EUR 1979

Abbiamo parlato con Fontana del suo percorso geniale attraverso l’arte contemporanea e della sua straordinaria prolificità. Intervistarlo, è stata un’esperienza dell’anima, perché più che con un fotografo sembra di ragionare con un filosofo. Forse è per questo che la sua mostra affascina, perché avverti, dietro ogni immagine, un pensiero che lo ha preceduto e che lo accompagna …

Lei ha detto “La fotografia non è ciò che vediamo, è ciò che siamo” Mi può spiegare, gentilmente, questo concetto?

“Quando, per esempio, fotografo un paesaggio è il paesaggio che entra dentro di me e fa sì che anch’io diventi il paesaggio. Quando fotografo una cosa, divento la cosa e la cosa entra dentro di me. Quindi diventa un fatto unico: tra me che fotografo e quello che c’è dentro di me”.

Franco Fontana, Phoenix 1979

Delle 200 fotografie esposte nella mostra, quali sente più affini a lei?

“Mi rappresentano tutte, perché per me la fotografia non è, per esempio, rappresentare Milano o New York: io fotografo quello che ho scelto al di là di quello che vedo. Quindi fotografo un pensiero più che un fatto ricorrente. Le mie fotografie non sono un reportage. Fotografo il mio pensiero in fondo alle cose”.

Come e quando ha deciso di passare dal bianco e nero al colore?

“L’ho deciso subito, già 40 anni fa. Mi sono liberato quasi subito del bianco e nero perché i colori sono la vita, la verità. La vita è a colori, vediamo tutto a colori. Pensi se fosse tutto in bianco e nero, la vita sarebbe una sfortuna terribile. Io non fotografo il colore, fotografo la verità di quello che vedo. Il colore mi dà la vita. Il colore rappresenta la vita: rosso, blue, verde…

Franco Fontana, Los Angeles 1990

Che significato ha la piscina alla quale ha dedicato un enorme quadro?

“Nella Piscina quelle donne che si vedono rappresentano tutte le donne del mondo. Non c’è infatti la Giuliana o altre, ho fotografato la loro essenza, infatti se ne vedono tante ma non si vede il viso di nessuna. Ho fotografato tutte le donne in una sola donna”.

Franco Fontana, Piscina 1984

È stato scritto che lei ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia. In che modo la sua arte è una rivoluzione?

“La mia fotografia rappresenta il pensiero, quello che si pensa. È il pensiero che mi accompagna visitando il mondo. Io fotografo lo spirito di quello che vedo”.

In ordine di tempo e di interesse, che posto occupano gli oggetti, i panorami, i palazzi?


“Non è che un panorama mi affascini di più dell’interno di una casa, perché al di là di quello che vedo mi interessa quello che sento. Io fotografo quello che penso. Le mie sono non sono foto di un documento. Il pensiero è a 360 gradi quello che il mondo rappresenta”.

Franco Fontana, Polariod 1998

Come mai ad un certo momento le è venuto in mente di fotografare senza guardare nell’obiettivo e di fare delle foto in movimento?


“Ho fatto delle foto ad istinto, cioè fotografavo quello che vedevo allungando la mano destra. Per esempio, sull’autostrada io non guardavo dentro l’obiettivo, scattavo il bianco e poi diventava una foto, rendendo l’asfalto e la strada una parte importante della mia produzione: La Route 66 statunitense e El Camino verso Compostela e infine la via Appia a rafforzare il mio legame con Roma.

Franco Fontana, Route 66

Come vede in futuro il suo lavoro di fotografo?


“A 92 anni comincio a sentire l’età. Lo proverà anche lei quando ci arriverà. Io sì, fotografo ancora, ma non vado più in giro, tranne per vedere altre mostre. Ho bisogno di stare tranquillo. La vera attività è finita anche se continuo a pensare a 360 gradi. Non me la sento di girare il mondo per fotografare. Ma fotografo con la mente e questo non lo smetterò mai di farlo.


Carlotta Tagliarini è nata e vive a Roma. Giornalista e corrispondente della ZDF, la televisione di Stato tedesca, ha collaborato e collabora con molte testate italiane e tedesche. Per la TV tedesca ha intervistato i più famosi giornalisti, politici, artisti, scrittori italiani. Ha, fra l’altro, filmato l’attentato al Papa, consegnato a tutte le televisioni mondiali, ed è l’autrice della prima intervista esclusiva a Bettino Craxi dopo la fuga in Tunisia. Le età dell’oro (Mondadori) è il suo primo libro.

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