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Sullo stato delle elezioni americane

Nel riportare la situazione della campagna presidenziale americana a due giorni dal dibattito televisivo fra i candidati previsto per il 10 settembre (in Italia alle 3 del mattino dell’11 settembre), i giornali italiani mettono in rilievo le ultime previsioni di Nate Silver, uno dei più stimati analisti delle elezioni americane che danno a Trump il 55% ed alla Harris il 45% di probabilità di vittoria. Dalla lettura degli articoli si direbbe che Trump sia avviato alla vittoria. 

In realtà non è così. La posizione di Silver, come quella più o meno di tutti gli osservatori “non-partisan” è che allo stato attuale i sondaggi non consentono in alcun modo di prevedere il vincitore. 

È lo stesso Nate Silver a mettere in guardia sulle previsioni quando i modelli utilizzati indicano “range” di probabilità intorno al 50%. Con un azzeccato esempio preso dalla pallacanestro: se all’ultimo secondo prima dell’intervallo una squadra segna un canestro che la porta da un risultato di  60 a 61 a suo sfavore a un risultato in suo favore di  62 a 61, l’introduzione di questo ultimo dato nei modelli previsionali potrebbe  assegnare alla squadra una probabilità di vittoria finale superiore al 50%, anche se nella realtà testimoniata dal fatto che le due squadre sono a pari punti, nulla è cambiato circa le probabilità che vinca l’una o l’altra squadra. 

Comunque, qui di seguito riportiamo i dati del modello di Nate Silver che dà al momento la Harris sfavorita, come si vede nell’ immagine. Nello stesso articolo (There’s no “normal” in this election), Silver chiarisce che prende in considerazione tre punti che gli altri analisti forse pesano in maniera diversa:

–        Il modello prevede un rimbalzo positivo della Convention di circa 2 punti mentre la Harris lo ha avuto solo di 1,5 e questo è un aspetto che il modello valuta negativamente. Ma, si chiede lo stesso Silver, questo minor effetto della Convention è dovuto ad una situazione reale o invece al fatto che l’ingresso ritardato nella gara aveva dato alla Harris un boost subito prima della Convention che ha quindi assorbito gli effetti della Convention stessa?

–        L’uscita dalla corsa di Kennedy non ha peso nel modello, ma forse il fatto che abbia dato il suo endorsement a Trump è visibile nei sondaggi e dovrebbe essere meglio considerato

–        la Pennsylvania ha grande importanza per i due candidati ed ha dei poll molto ambigui, ma la mancata crescita sfavorisce particolarmente la Harris nel modello.

Dunque qual è la situazione a due giorni dal dibattito televisivo e a due mesi dalle elezioni? Dove siamo realmente?

La risposta che emerge da tutti i principali sondaggi è che siamo in una situazione di totale incertezza.

Riportiamo qui le medie dei sondaggi secondo il New York Times. Come si può vedere siamo dentro i margini di errore ovunque.

Un’altra immagine dallo stesso articolo mostra chiaramente l’incertezza: sulla previsione odierna è associata una barra di errore costruita da una media degli errori dei sondaggi rispetto ai risultati effettivi delle elezioni passate.

Prima della decisione di Joe Biden di ritirarsi dalla corsa, i sondaggi assegnavano a Trump una probabilità molto consistente di vittoria. L’ingresso di Kamala Harris ha modificato radicalmente la situazione non nel senso che ha trasformato Trump da sicuro vincitore a sicuro sconfitto. La candidatura della Harris ha semplicemente riaperto, o meglio ha aperto, la campagna elettorale americana: oggi la verità è che possono ambedue vincere o perdere. Dipenderà da come andrà il dibattito fra i due candidati sulla rete ABC. Ma poi anche questo conterà solo in parte. Dipenderà da quello che succederà nelle prossime settimane e dalle due campagne elettorali, ivi compressi gli effetti delle immense risorse finanziarie che i due fronti impegneranno nei “battleground States.”  Potrà avvenire che si manifestino dei trend che consentano delle previsioni attendibili sull’esito finale. Ma potrà anche succedere che solo all’indomani del voto (e forse molti giorni dopo il voto) si conoscerà il nome della o del Presidente degli Stati Uniti.

P.S.  È stato Bill Gates a confermare e aggiornare il vecchio detto del giornalismo americano “good news is no news” Ha detto: So why does it feel like the world is in decline? I think it is partly the nature of news coverage. Bad news arrives as drama, while good news is incremental – and not usually deemed newsworthy. A video of a building on fire generates lots of views, but not many people would click on the headline “Fewer buildings burned down this year.” (Bill Gates 4/1/2018 – gatesnotes). Non ci sorprendiamo quindi che i titoli vadano a cercare sempre la posizione più estrema.

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