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Usa, il voto sul filo del rasoio

Domani è il giorno delle elezioni americane, ma non sapremo subito chi sarà il quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti.

L’incertezza sull’esito del voto è confermata dagli ultimi sondaggi. Il mese scorso Trump sembrava aver colmato il gap e anzi sembrava che avesse conquistato un leggero vantaggio, pur rimanendo le previsioni sostanzialmente ferme al 50% per entrambi i rivali.

Gli ultimi giorni propongono, invece, alcune ipotesi sorprendenti, fra le quali un possibile vantaggio di Kamala Harris in Iowa, dove mai era stata finora messa in dubbio la vittoria repubblicana.  

In generale, tutti gli osservatori sottolineano che ora tutto è possibile: se i sondaggi hanno sbagliato sistematicamente in una unica direzione, potremmo avere vittorie nette sia di Trump che di Harris, ma probabilmente la situazione sarà incerta fino all’ultimo voto.
A questa incertezza sulle preferenze si somma la complessità del sistema elettorale americano che, oltre al voto di persona che verrà espresso domani, prevede il voto per posta e quello anticipato e secondo modalità diverse da Stato a Stato.
Il voto espresso per via postale viene contato dopo il calcolo dei voti lasciati nelle urne da chi si recherà domani ai seggi e, dunque, passeranno alcuni giorni per conoscere il risultato della somma. A maggior ragione quando, come sta avvenendo in queste elezioni, il voto postale è molto consistente.  

Nelle elezioni del 2020 nessun network americano si pronunciò per Joe Biden fino al sabato successivo. Le attuali previsioni dicono che i risultati della Pennsylvania non verranno annunciati prima di giovedì.
In una situazione in cui lo Stato “critico”, quello che farà pendere la bilancia da una parte o dall’altra, potrebbe essere vinto per poche migliaia di voti, ci attende una settimana di commenti e ipotesi, ma nessuna certezza. E se poi ci troveremo di fronte a un riconteggio (come per il Bush-Gore del 2000), allora i tempi si allungheranno ulteriormente.

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