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L’inflazione corre e spaventa l’America

Lettera da Washington
di Franklin

Mentre si snoda una difficile settimana, con il montare della tensione attorno all’Ucraina, la lenta progressione delle indagini sull’amministrazione Trump e il suo ruolo negli eventi del gennaio 2021, la pandemia che non è ancora uscita dalla visuale dei cittadini, l’economia che lancia incerti segnali, la prima pagina del “Rappahannock Post”, quotidiano immaginario delle prealpi della Virginia, si apre con un titolo di prima pagina in cui si suggerisce che il maggiore timore degli americani oggi è l’inflazione, più delle lontane armate russe puntate verso il Dniepr. A 7,5% l’inflazione è un dato che supera di molto le previsioni, dimostrando come il momento che viviamo abbia sconvolto – oltre che la nostra vita sociale – anche i parametri abituali sui quali costruiamo le nostre previsioni economiche.

Pochi giorni fa si gioiva per i dati sulla copiosa imprevista offerta di posti di lavoro, e il giorno dopo ci si rammaricava che dipendesse dalla massiccia ondata di dimissioni registrata un po’ dovunque nel paese, segno preoccupante – ma no, secondo altri solo indice della nuova diffusa tendenza dei lavoratori americani a mettersi in proprio, con un computer, un tavolino e una connessione [….]

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