di Francesco Calogero
Un uso bellico di armi nucleari nel contesto della guerra in Ucraina è certamente possibile, perché la Russia dispone di un enorme arsenale di armi nucleari; ma io ritengo che sia estremamente improbabile.
La Russia di Putin ha aggredito l’Ucraina senza alcun valido motivo e violando ogni ragionevole norma delle relazioni internazionali, credendo di poter ottenere facilmente e rapidamente un risultato positivo; per soddisfare le ambizioni di un uomo giunto al potere assoluto mediante gli intrighi e l’eliminazione – o, quando non riuscito, l’arresto – dei suoi oppositori politici. Dopo aver scoperto che questa avventura si sta volgendo a suo danno, Putin ha velatamente fatto circolare l’ipotesi che la Russia possa usare nell’ambito di questo conflitto l’arma nucleare. Sarebbe la prima volta dopo Hiroshima e Nagasaki, 6 e 9 agosto 1945, che un’ arma nucleare viene usata in un conflitto.
Una tale evento comporterebbe una reazione che porterebbe sicuramente alla fine del regime di Putin; potrebbe anche portare a conseguenze tragiche per l’intera umanità; perfino alla sparizione di homo sapiens a breve termine dal nostro pianeta, se – cosa assai improbabile ma non impossibile – comportasse un largo impiego a cascata degli enormi arsenali di armi nucleari oggi disponibili a Russia e Stati Uniti (oltre che a Inghilterra, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord ed Israele); o se, a più lungo termine, provocasse una più larga diffusione di armi nucleari nel mondo, e quindi in prosieguo di tempo ad un loro uso su vasta scala. Non si deve dimenticare che quando l’Unione Sovietica si è dissolta l’Ucraina si è trovata a disporre del terzo arsenale nucleare del mondo, dopo quelli di Russia e Stati Uniti; vi ha rinunciato ottenendo in cambio garanzie circa la propria sicurezza ed identità nazionale e territoriale da parte della Russia e dei maggiori Paesi occidentali. Il tradimento di questi impegni aumenta il rischio di una erosione dell’attuale stallo della proliferazione di armi nucleari basata sulla quasi universale adesione, tuttora vigente nel mondo, al Trattato di Non Proliferazione di tali armi; qualunque soluzione del conflitto ucraino non completamente favorevole all’Ucraina aumenterebbe ovviamente tale rischio.
Comunque ritengo assai improbabile una decisione da parte di Putin di ordinare davvero l’uso di tali armi. Inoltre – ove mai una tale decisione venisse presa da un Putin atterrito da una incombente sconfitta militare che presumibilmente (ed auspicabilmente anzitutto per la Russia) comporterebbe la sua personale eliminazione (quanto meno come capo politico) – ritengo improbabile che ad un tale ordine verrebbe dato seguito da coloro i quali in Russia detengono il controllo operativo delle armi nucleari.
Pur non essendo professionalmente esperto di cosmologia e delle scienze della vita, credo che la scienza odierna non sia in grado di stimare con ragionevole precisione la probabilità che esistano altri pianeti nel cosmo abitati da esseri intelligenti capaci di inviarci segnali della loro esistenza; e che dunque si debba essere sorpresi dal fatto che finora i tentativi di captare tali segnali non abbiano avuto esito positivo. Nondimeno – poiché io credo che le leggi della fisica siano sempre valide in tutto il cosmo – non ritengo di poter escludere l’ ipotesi che la causa primaria di questo silenzio cosmico abbia la seguente spiegazione (suggerita da alcuni scienziati pessimisti): quando su un pianeta si sviluppa una forma di vita sufficientemente intelligente da costruire armi nucleari, si finisce prima o poi per usarle ed autodistruggersi.
Nella misura in cui sembra politicamente impossibile pervenire ad una totale eliminazione delle armi nucleari, sarà forse questo il nostro destino?
Francesco Calogero è Professore Emerito di Fisica Teorica all’ Università di Roma “La Sapienza”; dove si è laureato ed ha trascorso il resto della sua vita come docente (pur con intervalli in giro per il mondo). Dal 1989 al 1997 è stato Segretario Generale delle Pugwash Conferences on Science and World Affairs, ed in tale veste ha accettato ad Oslo nel 1995 (50esimo anniversario della annichilazione di Hiroshima e Nagasaki), a nome del Pugwash, il Premio Nobel per la Pace assegnato in parti uguali a Joseph Rotblat ed al Pugwash “for their efforts to diminish the part played by nuclear arms in international politics and in the longer run to eliminate such arms.” Nel 2019 ha ricevuto il Premio del Presidente della Repubblica assegnato ogni due anni ad uno scienziato italiano dall’ Accademia dei Lincei.